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Dal suolo al campo

Il futuro dell’actinidia visto con gli occhi di Ida Romano, ricercatrice del progetto SOS-KIWI

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Un salto in avanti di dieci anni, immaginando come cambierà (in meglio!) la coltivazione dell’actinidia grazie ai risultati delle ricerche in corso… e di quelle che verranno

 


Il futuro della coltivazione del kiwi: tra innovazione e resilienza

 

Nel 2035 la coltivazione del kiwi avrà subito una trasformazione radicale grazie a nuove tecnologie e a strategie avanzate di gestione delle colture. La fusione tra agricoltura di precisione e soluzioni sostenibili all’avanguardia permetterà di affrontare le sfide emergenti, fra cui la moria del kiwi, una minaccia che ha messo in seria difficoltà i coltivatori di actinidia negli ultimi anni. La risoluzione della problematica sarà possibile grazie a un insieme di azioni, prime fra tutte investimenti nell’ambito della ricerca in modo da ottenere varietà più tolleranti sia alle malattie, che ai cambiamenti climatici.


La lotta alla moria del kiwi: nuove soluzioni per un problema globale

 

Uno dei problemi più gravi che ha colpito la coltivazione di actinidia è la moria del kiwi, una sindrome complessa e di difficile interpretazione che provoca il deperimento delle piante. Nel prossimo decennio, la ricerca scientifica e l’innovazione biotecnologica offriranno nuove armi per combattere questa avversità.

Tra le soluzioni più promettenti, ci saranno varietà di kiwi geneticamente più resistenti, che potranno essere ottenute attraverso tecniche di miglioramento genetico avanzate come il “genome editing”. In particolare, le nuove opportunità offerte dalle New Breeding Techniques (o Tea: Tecniche Evoluzione Assistita) e dalla tecnologia Crispr/Cas9 (un approccio di ingegneria genetica che consente di apportare modifiche al DNA cellulare) permetteranno di introdurre caratteri di resistenza in cultivar commerciali di actinidia.

Inoltre, la ricerca si sta indirizzando anche sullo studio e lo sviluppo di portinnesti innovativi sull’actinidia che, per troppo tempo, sono stati trascurati. D’altro canto, l’impiego di microrganismi benefici, come i funghi micorrizici e particolari specie di batteri, potrebbe aiutare a rafforzare il sistema radicale, migliorandone la resistenza alle infezioni e agli stress ambientali.


Il progetto SOS-KIWI

 

In questo contesto, il progetto SOS-KIWI segna un punto di svolta importante nella lotta alla moria del kiwi, modificando profondamente la prospettiva sulla coltivazione di questa specie. Il progetto è stato uno dei vincitori del bando “Dal suolo al campo”, promosso da Ager con l’obiettivo di migliorare l’adattamento delle colture al cambiamento climatico, i cui effetti sono tra le principali cause della diffusione della moria. Il progetto è stato selezionato tra più di 30 progetti candidati al finanziamento e ha ricevuto un sostegno di 800 mila euro, grazie al quale è possibile studiare e comprendere meglio i meccanismi alla base della sindrome, oggi poco conosciuti.

La ricerca permetterà di identificare i biomarcatori utili per la diagnosi precoce, aprendo la strada a nuove strategie di prevenzione e controllo. Inoltre, l’introduzione di inoculi con microrganismi selezionati, sostenuta dai gruppi di ricerca dell’Università degli Studi di Napoli Federico II e dell’Università di Torino sta rivoluzionando l’approccio alla protezione delle piante, offrendo una soluzione innovativa e sostenibile per contrastare il declino degli impianti.

L’obiettivo finale del progetto è migliorare la resistenza delle piante alla sindrome, ridurre le perdite produttive e l’uso di fitofarmaci, preservando la qualità del suolo e salvaguardandone la biodiversità.


Agricoltura di precisione

 

Un altro passo fondamentale verso un’agricoltura più efficiente e sostenibile, e che interesserà l’actinidia, passa anche attraverso l’adozione di supporti di agricoltura di precisione, come sensori per il suolo e le piante, strumenti avanzati che permettono di monitorare in tempo reale parametri essenziali come temperatura, umidità, vento, radiazione solare, PAR (radiazione fotosinteticamente attiva, cioè la porzione di luce utilizzabile dalle piante per la fotosintesi), contenuto idrico del suolo e temperatura fogliare, fornendo agli agricoltori informazioni utili per intervenire tempestivamente e in modo mirato.

In particolare, i sistemi di irrigazione intelligente, basati sull’analisi dei dati climatici e del suolo, garantiranno un’irrigazione mirata, riducendo il consumo di acqua e il rischio di asfissia radicale dovuta al ristagno idrico.

L’introduzione di robot autonomi per la potatura, la raccolta e il controllo fitosanitario aumenterà l’efficienza del lavoro nei campi, riducendo l’impatto ambientale e migliorando la qualità del frutto.

Il kiwi del futuro non sarà, dunque, solo più sano e gustoso, ma anche il frutto di un’agricoltura consapevole, capace di integrare tradizione e innovazione per garantire la prosperità del settore, la salvaguardia dell’ambiente e rispondere alle esigenze dei consumatori.

 

A cura di Ida Romano, Università degli studi di Napoli Federico II

Foto di copertina (fornita dall’autrice dell’articolo) che ritrae Ida Romano durante una fase di ricerca di SOS-KIWI 

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