La Ricerca

Trasferimento delle Innovazioni

Ortofrutticolo

Nel 2008 il comparto ortofrutticolo manifestava l’esigenza di innovarsi per rafforzare la competitività e allinearsi alle nuove politiche europee in tema di tutela della salute e dell’ambiente. Per le pomacee (pero e melo) era necessario migliorare le varietà, aggiornare le tecniche colturali (in particolare difesa fitosanitaria e irrigazione) e la gestione della conservazione in post-raccolta. Sul fronte dei trasformati, per i prodotti della IV gamma, confezionati e pronti al consumo, c’era il bisogno di ampliare l’offerta e risolvere alcune criticità della filiera (produzione in campo, lavorazione e conservazione).

Ager ha sostenuto dal 2008 al 2015 tre progetti di ricerca. Per il melo i ricercatori hanno studiato il patrimonio genetico e l’applicazione di nuove tecnologie per selezionare varietà resistenti alle malattie, migliorare le tecniche dal campo al post raccolta, studiare i benefici per la salute dovuti al consumo di mele. Per il pero sono state individuate tecniche di lotta alle avversità alternative ai prodotti chimici, nuovi sistemi per una gestione razionale dell’irrigazione e nuovi strumenti per il miglioramento della conservabilità dei frutti in post-raccolta. Per la IV gamma, la ricerca ha messo a punto tecniche produttive che riducono i costi, migliorano la qualità igienico-sanitaria della materia prima e ne prolungano la shelf-life.

Progetti finanziati

MELO

MELO – Qualità della mela nell’era della post-genomica, dalla creazione di nuovi genotipi al post-raccolta: nutrizione e salute è un progetto di ricerca che, partendo dal miglioramento genetico, ha messo a punto soluzioni innovative lungo tutta la filiera di produzione delle mele italiane. Gli studi di genetica sulla biodiversità del melo hanno permesso di condensare in un microchip il patrimonio genetico (DNA) di tutte le varietà di melo disponibili in Europa, rendendole utilizzabili per i programmi di miglioramento genetico a livello mondiale.

Ulteriori studi hanno selezionato nuove varietà resistenti alle malattie, come la ticchiolatura, e individuato i geni responsabili di effetti allergici al fine di ottenere nuove varietà di melo ipoallergeniche. In merito alle tecniche colturali, sono state ottimizzate le tecniche irrigue, riducendo i quantitativi di acqua somministrata in funzione del reale fabbisogno della coltura e la meccanizzazione di alcune operazioni, tra cui il diradamento dei frutti. Per migliorare la qualità, riducendo le perdite di prodotto durante la fase di conservazione, il progetto ha messo a punto tre strumenti: un primo (DA-Meter portatile) è utilizzabile direttamente in campo per stabilire il momento ottimale di raccolta. Una seconda strumentazione (DA-head) è in grado di suddividere i frutti in base al grado di maturazione e quindi stivarli in blocchi omogenei durante la conservazione. Infine, un terzo strumento (DAFL) permette di monitorare direttamente in cella frigorifera il grado di maturazione del prodotto da destinare alla commercializzazione. Il progetto ha anche studiato gli effetti del consumo di mele nei casi di moderata ipercolesterolemia, dimostrando che il consumo di due mele al giorno abbassa significativamente il contenuto di colesterolo totale nel sangue e lo arricchisce di antiossidanti.

PARTNER

Fondazione Edmund Mach (Capofila), Università degli Studi di Bologna, Università degli Studi di Padova, Fondazione Agrion, Cuneo (ex CReSO) Università degli Studi di Udine, Università degli Studi di Milano

INNOVAPERO

INNOVAPERO – Innovazioni di processo e di prodotto per una pericoltura di qualità è un progetto di ricerca che ha studiato un pacchetto di innovazioni per aumentare la sostenibilità della filiera del pero. Le ricerche si sono concentrate in particolare sulla difesa fitosanitaria, attraverso l’identificazione dei genotipi resistenti alla maculatura del pero e i portinnesti più suscettibili agli attacchi del fungo.

Passando agli insetti, per la psilla sono state individuate le cultivar che possiedono i geni di tolleranza agli attacchi, mentre per la lotta alla carpocapsa sono stati messi a punto nuovi meccanismi per semplificare e rendere più economica la movimentazione delle reti anti-insetto (per la copertura e scopertura dei filari) del sistema “Alt-carpo”, che abbassano fortemente l’impiego di insetticidi. Passando alle tecniche colturali, il progetto ha messo a punto un metodo “dinamico” di gestione degli apporti irrigui, che ha portato ad un risparmio idrico variabile dal 15% al 50% in funzione dei diversi portinnesti e senza incidere negativamente sulla qualità e quantità della produzione. Per migliorare la qualità, riducendo le perdite di prodotto durante la conservazione prima della commercializzazione, il progetto ha messo a punto due strumenti: un primo (DA-Meter portatile) è utilizzabile direttamente in campo per stabilire il momento ottimale di raccolta. Il secondo strumento (DAFL) permette di monitorare direttamente in cella frigorifera il grado di maturazione del prodotto da destinare alla commercializzazione. Ulteriori studi hanno perfezionato la tecnica per prevenire la comparsa del riscaldo superficiale che si manifesta durante la frigoconservazione e rende i frutti non commercializzabili. La tecnica consiste nel somministrare l’etilene (l’ormone della maturazione dei frutti) durante la conservazione, abbinato alla temperatura di 1° centigrado.

PARTNER

Università degli Studi di Bologna (Capofila), Università degli Studi di Firenze, Università degli Studi di Padova, Università degli Studi di Ferrara, Fondazione Agrion, Cuneo (ex CReSO), Fondazione F.lli Navarra (Ferrara), CER – Canale Emiliano Romagnolo (Bologna)

STAYFRESH

STAYFRESH – Strategie innovative rispondenti ai bisogni delle imprese del comparto degli ortofrutticoli della IV gamma è un progetto di ricerca che ha messo a punto nuovi metodi di coltivazione e di lavorazione per prolungare la shelf-life del prodotto confezionato e aumentare la sicurezza per il consumatore, in un’ottica di economia circolare. Per i vegetali in foglia (nello specifico Valerianella Locusta) il progetto ha identificato nuove soluzioni di coltivazione fuori suolo che riducono l’accumulo di nitriti nelle foglie, i cui quantitativi oltre certi limiti risultano dannosi per la salute umana.

Per ottimizzare le fasi di lavorazione è stato messo a punto un processo specifico di sanificazione dell’acqua di lavaggio con luce ultravioletta in sostituzione del cloro che permette il riutilizzo delle acque, con un risparmio idrico ed energetico di circa il 25%. Infine, grazie all’impiego di olii essenziali e batteri lattici è stata migliorata la qualità e sicurezza sanitaria dei vegetali a foglia confezionati, estendendo la durata commerciale dei prodotti. Per la frutta (nello specifico la varietà Golden Delicious) i ricercatori hanno dimostrato l’effetto positivo di alcuni antagonisti naturali nella lotta alle principali patologie del melo, favorendo così la riduzione dell’uso di fitofarmaci e migliorando l’efficacia della lotta ai patogeni. Nella fase di conservazione è stata validata una nuova tecnica per stabilizzare il colore e la consistenza delle fette di mela e per ridurne la carica microbica superficiale. La tecnica prevede un approccio integrato basato sul confezionamento in atmosfera protettiva, sull’impiego della luce ultravioletta per il lavaggio della frutta e di specifici olii essenziali e batteri lattici per la sicurezza sanitaria del prodotto.

PARTNER

Università degli Studi di Udine (Capofila), Università degli Studi di Milano, Università degli Studi di Bologna, Università degli Studi di Teramo, CREA, Fondazione Parco Tecnologico Padano

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