La sostenibilità di un allevamento ittico rappresenta per l’acquacoltura moderna un aspetto cruciale, ma al tempo stesso complesso. Il termine stesso “sostenibilità” assume molte sfaccettature e comprende diversi significati, integrando il concetto economico, ambientale e sociale. Uno degli obiettivi del progetto circa la sostenibilità è stata la valutazione complessa dell’impatto ambientale, che miri ad integrare le valutazioni basate su Life Cycle Assessment (LCA), il Water Footprint, e le dinamiche non spesso immediatamente visibili che sottendono i servizi ecosistemici che la risorsa acquatica offre. Nonostante la lunga storia degli studi sull’acquacoltura, una profonda e completa comprensione delle dinamiche ecologiche delle comunità microbiche (il microbioma) dell’acqua è piuttosto difficile a causa della complessità delle interazioni, della diversità delle fonti d’acqua impiegate, delle formulazioni mangimistiche, dei pesci allevati e delle variabili ambientali. L’utilizzo delle cosiddette scienze “omiche”, come quelle basate sul sequenziamento del DNA high-throughput, ha notevolmente ampliato la nostra visione degli organismi che popolano le risorse acquatiche impiegate nell’allevamento dei pesci. La salute dei pesci è un riflesso dell’ambiente in cui vengono allevati e in questo l’acqua gioca un ruolo cruciale. I risultati ottenuti hanno mostrato come formulazioni mangimistiche alternative non presentino differenze sostanziali rispetto alle formulazioni convenzionali, per quanto riguarda water footprint, energia fossile e potenziale di riscaldamento. In termini di utilizzo del suolo sembra invece che l’allevamento degli insetti abbia un impatto inferiore.
In prospettiva futura, puntare su diete a base di insetti consentirebbe di muoversi verso una performance industriale e diminuire sia il potenziale di riscaldamento globale che il water footprint, grazie a framework legislativi che tengano in considerazione fonti di nutrienti che derivino da nuove tipologie di scarti alimentari. Infine, formulazioni mangimistiche alternative, sia a base di insetto che a base di sottoprodotti della macellazione di avicoli, hanno impatti paragonabili a quelli di formulazioni mangimistiche convenzionali (a base di pesce) sulla struttura del microbioma dell’acqua e non causano un arricchimento in geni di resistenza, che potrebbero essere correlabili a fenomeni di antibiotico resistenza. Un approccio olistico per la complessa valutazione degli impatti, basato sull’integrazione di metodologie diverse e complementari, permette quindi di tracciare un framework per la valutazione della sostenibilità dell’acquacoltura e di fornire nuove prospettive sull’analisi dello stato di salute dell’intero “ecosistema dell’acquacoltura”.
I risultati ottenuti presentati nel video dalla dott.ssa Antonia Bruno, PostDoc presso l’Università degli Studi di Milano Bicocca.