Un affiatato e qualificato gruppo di ricerca in viticoltura del CREA-VE racconta il proprio apporto e le attività in corso nel progetto Micro4Life (con qualche anticipazione sui primi risultati).
Chi siamo e le nostre expertises
Siamo Luca Nerva, Alberto Spada e Walter Chitarra, tre ricercatori del CREA-Viticoltura ed Enologia di Conegliano in provincia di Treviso e conosciamo bene l’importanza e l’impatto della vitivinicoltura nell’economia nazionale, visto che l’Italia primeggia per la produzione e l’esportazione di vini pregiati di qualità in tutto il mondo. Grazie al nostro contributo di ricerca, vogliamo che questo primato venga mantenuto e consolidato. Ed è per questo che da molti anni dedichiamo il nostro lavoro a studiare le interazioni tra microorganismi benefici del suolo e le piante di vite.
Grazie al finanziamento del progetto PRIMA (Partnership for Research and Innovation in the Mediterranean Area) presso il CREA-VE abbiamo dato vita alla ViMED Biomebank, la biobanca di microorganismi endofiti di vite più grande in Europa. Al suo interno è conservato il microbioma della vite (batteri, funghi, lieviti, ecc.) contenuto nella porzione di suolo che circonda le radici, tra cui più di mille batteri selezionati per le loro capacità di favorire la crescita delle piante conferendo tolleranza a stress abiotici (come la carenza di acqua) e per le attività di biocontrollo nei confronti delle avversità.
Tolleranza alle carenze idriche
La ViMED Biomebank è stata il punto di partenza delle ricerche che conduciamo all’interno del progetto Micro4Life, in partnership con l’IBBR-CNR e grazie al coordinamento della Dottoressa Raffaella Balestrini. Attingendo alla biobanca, abbiamo costituito un consorzio di batteri (SynCom) per indurre la tolleranza alla carenza d’acqua nelle piante di vite: i primi risultati in condizioni controllate di vaso sono stati molto incoraggianti. In parallelo, sono state inoculate con il consorzio batterico piante della cultivar Nebbiolo coltivate in pieno campo presso l’Azienda Fontanafredda, grazie anche alla collaborazione dell’organizzazione di produttori vinicoli “Vignaioli Piemontesi”.
A livello fisiologico si sono già osservati risultati interessanti: le piante inoculate sono più performanti a livello fotosintetico. Accanto alla tolleranza agli stress idrici, la sperimentazione valuterà anche le performance produttive e la qualità delle uve vendemmiate.
Portinnesti calamita per attrarre i microrganismi benefici del suolo
Con le nostre ricerche stiamo conducendo uno studio approfondito, con approccio multidisciplinare, sulla capacità di diversi portinnesti, comunemente usati in viticoltura, di attrarre microrganismi benefici presenti nel suolo. Questo studio permetterà di fare importanti passi avanti nella conoscenza e fornirà solide basi per orientare le future strategie di miglioramento genetico. Si tratta di un breeding che non guarderà solo alla qualità del prodotto finale, ma anche al microbiota associato alla pianta, una componente fondamentale per l’adattamento all’ambiente e per la capacità di resistere a stress biotici e abiotici.
Contrasto allo sviluppo delle malattie fungine
Infine, e nell’ottica di una viticoltura sempre più sostenibile, puntiamo a contrastare gli effetti negativi dei cambiamenti climatici che stanno aumentando l’incidenza delle malattie, in particolare tre avversità fungine: peronospora, oidio e mal dell’esca. I risultati delle nostre ricerche potrebbero ridurre le ingenti quantità di rame e fungicidi oggi impiegati in viticoltura, pari ad oltre il 60% dei fungicidi usati nell’agricoltura europea, con impatti positivi sull’ambiente e sulla salute dell’uomo, senza trascurare produttività e qualità delle produzioni e degli impianti.
A cura di: Luca Nerva, Alberto Spada, Walter Chitarra – CREA-VE, Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria – Centro di ricerca Viticoltura ed Enologia di Conegliano (Treviso)