Il Professor Massimo Zaccardelli (CREA-OF – Centro di ricerca Orticoltura e Florovivaismo) è tra i massimi esperti a livello internazionale del tè di compost, che si sta rivelando un’interessante fonte di microrganismi benefici per i suoli coltivati e contro le avversità fungine di numerose colture. In questa intervista, scopriamo come si ottengono i tè di compost e perché stanno destando molto interesse per contrastare gli effetti negativi dei cambiamenti climatici sulla vite e sui legumi, focus del progetto PLANTìA.
Professor Zaccardelli, cosa sono i tè di compost?
Sono sostanze liquide ricche di microrganismi e di molecole organiche e inorganiche ottenute a seguito della fermentazione di compost di natura vegetale di buona qualità. Per ottenere queste sostanze, i compost vanno riposti in una sacca permeabile, ad esempio in una rete antiafidica o in un tessuto non tessuto, immersa in acqua generalmente per una settimana. Il tutto in condizioni controllate di temperatura, attorno ai 28 °C, e con un’aerazione di 15 minuti ogni 6 ore o, in alternativa, non aerate.
Perché sono così importanti?
Prima di tutto una premessa: siamo in un momento in cui si stanno sviluppando mezzi non chimici per controllare le avversità e per migliorare la salute e la resa delle colture. Nel primo caso si parla di mezzi di biocontrollo (macrorganismi, microrganismi, sostanze naturali e semiochimici), nel secondo caso si tratta di sostanze biostimolanti. Nei tè di compost sono presenti molti più microrganismi benefici per le piante rispetto ai formulati disponibili oggi in commercio: la presenza di un elevato numero di microrganismi benefici differenti dal punto di vista tassonomico permette di proteggere le colture dagli attacchi di funghi e batteri agendo con diversi meccanismi: antibiosi, produzione di siderofori, parassitismo diretto, competizione per lo spazio, per i nutrienti e per i siti di infezione, nonché induzione di resistenza nelle piante.
Ci sono altri vantaggi che meritano di essere elencati?
I tè di compost contengono macro e microelementi, acidi umici e fulvici e anche ormoni vegetali estremamente importanti per la crescita e la produttività delle colture. Senza dimenticare che le sostanze umiche presenti nei tè di compost sono anche capaci di migliorare la struttura del suolo e la sua ritenzione idrica, contrastando situazioni di siccità che si stanno verificando a seguito dei cambiamenti climatici, riducendo anche il rischio di erosione.
Quali sono le strade che ha percorso e sta percorrendo la ricerca scientifica sui tè di compost?
Ci sono tre filoni. Un primo filone riguarda produzione di tè di compost “fortificati”, ovvero integrati con additivi come melassa, siero di latte, zucchero di canna, che favoriscono la crescita microbica, la produzione di acidi umici ad azione antifungina e di microrganismi che hanno azione di biocontrollo. Ad esempio, l’aggiunta anche a basse dosi (1%) di siero di latte subito prima del trattamento, può ridurre sensibilmente i sintomi di peronospora su patata. Occorre tener presente, però, che l’aggiunta di additivi può anche determinare effetti negativi, ad esempio con troppa melassa il tè perde la propria capacità di controllare il fungo fitopatogeno Sclerotinia.
Un secondo filone riguarda le sperimentazioni condotte in pieno campo e in serra per la lotta alle avversità di pomodoro da industria, peperone, cavolo rapa, rucola e lattuga, che hanno evidenziato incrementi di produzione dal 22% al 46%. Sperimentazioni in vivaio, inoltre, hanno dimezzato l’impiego di fungicidi e biostimolanti nella produzione di piantine di pomodoro, peperone e melone. Altri studi condotti su radici di piante di pomodoro coltivate in idroponica hanno dimostrato come i tè di compost possano alleviare stress alle piante. Inoltre, trattamenti con tè di compost riducono l’incidenza e l’intensità di malattie dovute a funghi come oidio e peronospora. I tè di compost hanno manifestato efficacia anche contro batteri fitopatogeni, come ad esempio Pseudomonas syringae pv. tomato e Xanthomonas vesicatoria.
Infine, il terzo filone di ricerca lo sta percorrendo il progetto PLANTiA sostenuto da Ager-Agroalimentare e ricerca e nel quale sono coinvolto direttamente. Le sperimentazioni in corso riguardano due tè di compost areati: uno ottenuto da un compost commerciale prodotto da sansa di olive e un altro ottenuto da un compost vegetale a partire da scarti di foglie di finocchio, carciofo e noce. Dai due compost sono stati selezionati diversi microrganismi antagonisti delle avversità batteriche, tra i quali alcuni ceppi di Pseudomonas putida e di Bacillus thuringiensis. Un isolato di P. putida è risultato capace anche di produrre acido indolacetico, ormone che stimola la crescita delle radici. Inoltre, da prove eseguite in vivo in ambiente controllato, è stata registrata una notevole capacità dei tè di compost di controllare gli attacchi di Fusarium solani sulle plantule.
Qual è lo stato dell’arte delle ricerche di PLANTìA?
Ad oggi è stato selezionato un gruppo di 20 microrganismi in grado di limitare la crescita dei principali patogeni delle leguminose e della vite ed è stata evidenziata la capacità di migliorare la disponibilità di fosforo e di ferro assimilabile per le radici. Le ricerche sono guidate dalla collega Loredana Sigillo, responsabile scientifica del progetto, che ha raccolto in un video i risultati ottenuti e che vi invito a vedere.
Intervista a cura del progetto PLANTìA