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Dal suolo al campo

Dai laboratori al campo: al via la sperimentazione di nuovi consorzi microbici contro la moria del kiwi

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Ricercatori e tecnologi del progetto SOS-KIWI uniscono le forze nel contrastare la moria del kiwi e danno inizio alla sperimentazione in campo presso la Fondazione Agrion.

 

È un momento di grande soddisfazione per i gruppi di ricerca coinvolti nel progetto SOS-KIWI che mira a trovare strategie sostenibili contro la sindrome della moria del kiwi. Dopo mesi di selezioni, test e valutazioni, quattro nuovi consorzi microbici sono finalmente pronti per essere testati nel campo sperimentale allestito da Fondazione Agrion a Manta (CN), aprendo la strada a soluzioni innovative per la salute delle piante.


I consorzi microbici selezionati

 

I consorzi microbici sono combinazioni di microrganismi benefici, in grado di stimolare la crescita delle piante e difenderle da malattie. Quelli messi a punto per la coltivazione dell’actinidia sono il frutto di un lungo lavoro di selezione e test di laboratorio che ha coinvolto i gruppi di ricerca delle Università di Torino, di Udine, di Napoli Federico II e Mediterranea di Reggio Calabria.

Il lavoro è partito dalla raccolta, direttamente in campo, e selezione di microrganismi benefici BCA (Bio Control Agents) e PGPR (Plant Growth-Promoting Rizhobacteria) con capacità rispettivamente di biocontrollo contro i patogeni tellurici e di biostimolanti per la crescita dell’actinidia, anche in condizioni ambientali stressanti.

Ogni gruppo di ricerca ha seguito una strategia specifica, concordata preliminarmente da tutti i gruppi:

  • l’Università di Torino ha selezionato un consorzio a base di Streptomyces, isolati da piante sane in actinidieti affetti da moria;
  • l’Università di Udine ha proposto un consorzio costituito da due ceppi di Pseudomonas protegens-related, già validati contro Rhizoctonia e Pythium, e un ceppo di Pseudomonas asplenii isolato come endofita da piante di kiwi;
  • l’Università Mediterranea di Reggio Calabria ha integrato nel consorzio ceppi di Serratia plymuthica, Pseudomonas spelae e Pseudomonas sp., isolati da suoli a bassa antropizzazione e già sperimentati con successo contro diversi patogeni tellurici, tra cui Phytophthora sp. e Rosellinia;
  • l’Università di Napoli Federico II, in collaborazione con il gruppo di Biologia Vegetale dell’Università di Torino, ha individuato un consorzio di microrganismi PGPR che combina batteri promotori della crescita e funghi micorrizici, in grado di supportare le piante in condizioni di stress.

I criteri di selezione adottati

 

Fig. 1 – Piastre Petri con inibizione della crescita da parte di Streptomyces prasinosporus-rubrogriseus contro patogeno target Phytopythium vexans

I criteri di selezione sono stati rigorosi:

  • capacità di contrastare i patogeni chiave associati all’insorgenza della moria (Phytopythium e Phytophthora spp.) (Fig. 1)
  • adattabilità ai suoli colpiti da moria
  • promozione della crescita delle piante
  • produzione di sostanze utili per la salute dell’actinidia

 

 

Fig. 2 – Test di compatibilità tra i microrganismi all’interno del consorzio microbico

Sono stati selezionati batteri promotori della crescita e funghi micorrizici arbuscolari (AM), che vivono in simbiosi con le radici, valutati tramite saggi enzimatici specifici. Le analisi hanno riguardato:

  • la produzione di fitormoni (come le auxine)
  • la solubilizzazione del fosfato inorganico
  • la produzione di siderofori
  • la fissazione dell’azoto atmosferico
  • la sintesi di ACC deaminasi, utile per ridurre lo stress radicale

È stata inoltre valutata la sopravvivenza in condizioni ambientali avverse.

Infine, un ulteriore passo cruciale è stato verificare la compatibilità tra i microrganismi all’interno di ciascun consorzio, evitando antagonismi indesiderati (Fig. 2).

 

Nasce l’actinidieto sperimentale: 150 piante per il trasferimento dei risultati

 

Fig. 3 – Piante di actinidia del campo sperimentale allestito presso Fondazione Agrion

Per testare l’efficacia dei 4 consorzi in condizioni reali, la Fondazione Agrion ha allestito un actinidieto sperimentale con 150 piante di actinidia, cv. Hayward (Fig. 3). Le piante sono state messe a dimora in due condizioni diverse:

  • 110 piante su terreno “vergine”, dove il kiwi non era mai stato coltivato;
  • 40 piante su un terreno precedentemente colpito da moria, per valutare l’effetto della biofumigazione con sovescio di rucola, una tecnica naturale che sfrutta le proprietà bioattive delle piante per risanare il suolo.

Nel campo sono stati installati anche tensiometri Watermark, sensori in grado di monitorare costantemente l’umidità del terreno e ottimizzare la gestione idrica.

 

Uno sguardo al futuro

 

La sperimentazione sul campo rappresenta una fase cruciale del progetto: i consorzi microbici saranno confrontati tra loro e con un testimone di controllo per valutare l’efficacia di ogni consorzio nel proteggere le piante e stimolarne la crescita.

I risultati delle prove saranno disponibili nel 2026, anno in cui la sperimentazione sarà ripetuta, ma già oggi si guarda con ottimismo alle potenzialità di questi “alleati invisibili” per rendere la coltivazione di actinidia più resiliente e sostenibile.

 

A cura di: Elisabetta Talevi Paletto (Università di Torino), Marta Martini (Università di Udine), Saveria Mosca (Università Mediterranea di Reggio Calabria)

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