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Dal suolo al campo

La risicoltura italiana tra sfide e criticità

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Il progetto “MICRO4LIFE – Enabling the potential of the unexplored: exploiting tailored microbial consortia to enhance environmental, societal and economic sustainability and resilience of Italian agro-ecosystems” è stato uno dei protagonisti del convegno “RISICOLTURA È… INNOVAZIONE LE SFIDE DEL COMPARTO” durante la tavola rotonda “Le sfide della Risicoltura”, organizzato da Confagricoltura alla FIERAGRICOLA di Verona lo scorso 1° Febbraio 2024. Luigi Cattivelli (nella foto), Direttore del Centro di Ricerca Genomica e Bioinformatica del CREA, partner del progetto MICRO4LIFE, ha illustrato ad una numerosa platea di stakeholders interessati, le soluzioni innovative offerte dal progetto per la produzione e la protezione delle piante, che si tradurranno in un forte e significativo impatto sull’agricoltura italiana ed europea a livello economico, ambientale e sociale.

 

Dott. Cattivelli, qual è il quadro generale della risicoltura italiana?

 

Per quanto concerne l’agricoltura, quella italiana, al pari di altri Paesi dell’area mediterranea, è la più vulnerabile agli effetti dei cambiamenti climatici a livello europeo. Gli agrosistemi saranno pertanto soggetti a variazioni di durata dei cicli fenologici e di produttività.

Malgrado l’Italia rappresenti il paese con la maggiore produzione di risone e superficie dedicata a livello Europeo, numeri consolidati confermano nei consuntivi di Ente risi, basati sulle denunce presentate dai produttori, una superficie risicola nazionale nel 2023 di 210.239 ha, in calo di oltre 8.000 ha (–3,7%) rispetto alla campagna precedente. Un risultato che riflette le incertezze iniziali sulle effettive disponibilità irrigue, dopo un inverno ancora siccitoso, poi risolte con l’arrivo delle copiose precipitazioni di maggio. Basandosi sui dati definitivi, nel 2023 si sono avute, a livello varietale, perdite di superfici a scapito dei risi Tondi e dei Lunghi B (rispettivamente -19,1 e -10,6% su base annua). Al contrario, sono sensibilmente aumentate (+10,6%) le superfici destinate ai risi del gruppo varietale Lungo A, con un recupero di oltre 9.500 ha, non sufficiente tuttavia a compensare le perdite delle due altre tipologie. Quello del 2023 è in assoluto il dato di superficie più basso da oltre trent’anni, suggellato da una perdita del 15% rispetto al picco di oltre 247.000 ha raggiunto nel 2010. (Informatore agrario 35/2023).

 

Quali sono le principali sfide del comparto?

 

Migliorare la sostenibilità della coltura del riso e adattarla alle nuove condizioni agro-ambientali dettate dagli effetti del cambiamento climatico causato dal riscaldamento globale sono le principali sfide per la risicoltura italiana. Un sistema agroalimentare sostenibile è elemento imprescindibile per lo sviluppo economico del territorio, grazie alla capacità di apportare benefici ambientali, sociali e alla salute dei cittadini, che si sommano a indubbi vantaggi economici. Per sviluppare un sistema sostenibile è necessaria una profonda innovazione in termini di genetica e di pratiche agronomiche. Il miglioramento genetico punta a sviluppare nuove varietà resistenti al brusone per limitare il ricorso all’uso di fitofarmaci che siano al contempo produttive e adattate a crescere in agrosistemi soggetti a variazioni di disponibilità irrigue. Con riferimento all’acqua è opportuno sottolineare che non esiste solo un problema di minor disponibilità idrica come nella stagione 2022, ma anche rilevanti problemi legati al contenuto salino nelle zone costiere e nel Delta del Po a causa dell’innalzamento del livello dei mari e del cuneo salino. La crescente attenzione alla salubrità e valore nutrizionale del prodotto, insieme alle revisioni dei limiti sul contenuto di elementi tossici in sede comunitaria, sollevano anche la necessità di ridurre l’accumulo di arsenico e cadmio nella granella. Tutti questi aspetti possono essere affrontati selezionando piante dotate di geni di resistenza al brusone, geni di tolleranza al sale, geni capaci di modificare la struttura delle radici rendendole meno superficiali e pertanto meno sensibili alla carenza di acqua e più efficienti nell‘assorbimento degli elementi nutritivi dal suolo e che al contempo limitano quello di elementi tossici.

Da un punto di vista agronomico grande interesse riveste oggi l’uso di consorzi microbici capaci che, in associazione con le radici, consentono di migliorare l’assorbimento degli elementi nutritivi, rendendo la coltura meno esigente in fatto di concimazione, ed al contempo più tollerante nei confronti di avversità biotiche ed abiotiche.

 

In quale modo il progetto MICRO4LIFE potrà contribuire al raggiungimento di tali obiettivi?

 

Nel progetto verranno sviluppate diverse azioni che apporteranno un significativo contributo per il raggiungimento degli obiettivi prefissati. In primo luogo saranno identificati e selezionati consorzi microbici benefici “Synthetic microbial communities” (SynComs) associati al complesso radice/rizosfera in vite e riso con la finalità di migliorare la resilienza di entrambe le coltivazioni ai mutamenti ambientali dovuti ai cambiamenti climatici; in secondo luogo sarà identificato germoplasma di vite e riso che mostrerà una positiva attitudine nell’interazione con i microrganismi del suolo e verranno ricercati caratteri genetici implicati nell’interazione con il microbiota e l’effetto di quest’ultimo sulla tolleranza agli stress che influenzano la produzione vegetale; verrà poi valutata  la capacità dei SynComs di migliorare l’utilizzo delle risorse del suolo e la tolleranza agli stress in condizioni di campo per vite e riso e sarà analizzato anche l’impatto di SynComs selezionate sulla fertilità chimica del suolo e sulle popolazioni microbiche native; infine, verranno verificati gli effetti del microbiota benefico sulla qualità dei prodotti valutando parametri qualitativi del riso e della vite coltivati in campo e l’ecologia microbica della bacca in vite.

 

 

Intervista a cura di:

Federica Tenaglia – CNR, responsabile comunicazione Micro4Life e Caterina Marè – CREA

 

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