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Dal suolo al campo

Micro4Life: una moderna camera di crescita per il riso, per risultati veloci e affidabili

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Le tecniche di incrocio e di selezione si sono sviluppate fin dall’antichità per trovare risposte e soluzioni utili ad aumentare le rese produttive, la qualità dei prodotti agricoli, la resistenza alle malattie. Ormai gli effetti negativi dei cambiamenti climatici sull’agricoltura si fanno sentire mettendo a rischio le produzioni e la ricerca d’avanguardia, per contrastarli, sta puntando proprio sul miglioramento genetico.

In questa ottica, il progetto Micro4Life sta studiando nuove varietà di riso in grado di avvalersi di batteri promotori della crescita e che aiuteranno le piante a reagire a condizioni avverse di carenze ed eccessi idrici e a scarse disponibilità nutritive, in particolare di azoto. Gli studi sono iniziati nel marzo di quest’anno presso il DISSTE – Dipartimento per lo Sviluppo Sostenibile e la Transizione Ecologica, dell’ Università del Piemonte Orientale e partner del progetto. Grazie a Micro4Life, i ricercatori possono avvalersi di una nuova e moderna cella modello “walk-in” di ampie dimensioni dove far crescere le piante in sperimentazione e che ospita ben oltre 200 linee di “introgressione”.

Sostanzialmente, ogni linea corrisponde a una pianta di riso con specifiche caratteristiche genetiche che saranno mantenute nel tempo e ottenute dagli incroci tra una pianta selvatica e una pianta coltivata. Ai fini della sperimentazione, le diverse linee sono state ottenute da piante di riso Oryza sativa cv. Vialone nano, incrociate con piante di riso Oryza rufipogon, il predecessore selvatico del nostro riso coltivato.

Scopo dei ricercatori è di verificare la capacità delle piante di ogni linea di associarsi con batteri selezionati promotori della crescita, studiando come le diverse piante reagiranno, in funzione dei geni presenti, alle condizioni atmosferiche avverse. I primi risultati sono previsti per la metà del 2025.

Il rischio che la sperimentazione non vada a buon fine è minimo, in quanto le vasche che mantengono le piante in parziale sommersione sono dotate delle più affidabili tecnologie: acqua, ore di luce e di buio, percentuale di umidità,  intensità luminosa e  temperatura sono controllati costantemente da un pannello digitale  connesso in rete e collegato ai cellulari dei ricercatori. In questo modo, eventuali situazioni di emergenza possono essere gestite in remoto e in tempo reale, garantendo il buon fine della sperimentazione.

Ulteriori caratteristiche e novità di questo particolare asilo nido per le piante vi saranno illustrate prossimamente in un video. Stay tuned.

 

A cura di Erica Mica, ricercatrice DISSTE – Università del Piemonte Orientale 

Nella foto: Erica Mica 

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