Identificato l’oomicete con un ruolo primario nell’insorgenza della moria dell’actinidia. Il merito della scoperta va ai ricercatori dell’Università degli Studi Mediterranea di Reggio Calabria e dell’Università di Torino.
Il progetto “SOS-KIWI”, sostenuto da Ager – Agroalimentare e ricerca, nasce per comprendere le cause e contrastare la moria dell’actinidia, una grave sindrome che sta compromettendo la produzione di kiwi in tutta Italia. Nell’ambito di questo progetto, i ricercatori dell’Università degli Studi Mediterranea di Reggio Calabria e dell’Università di Torino hanno di recente pubblicato i primi risultati ottenuti in questa prima fase di implementazione del progetto di ricerca.
L’articolo “Integrated analyses of the plant and soil microbiome identify Phytopythium vexans as agent of the Kiwifruit Vine Decline Syndrome” è stato pubblicato nella rivista internazionale “Plant and Soil”, la principale rivista nel settore di interazione tra piante e suolo. Il lavoro ha coinvolto un ampio numero di giovani ricercatrici e ricercatori che hanno studiato le comunità microbiche associate a piante di actinidia sia con tecniche tradizionali, che con tecnologie di metagenomica all’avanguardia e che permettono lo studio delle comunità microbiche nei loro ambienti naturali, in questo caso direttamente nel terreno. Integrando i risultati di diverse analisi è emerso che l’oomicete Phytopythium vexans svolge un ruolo primario nell’emergenza della moria del kiwi.
Nonostante i risultati siano scientificamente solidi, i ricercatori stanno comunque continuando a lavorare per valutare eventuali altri microrganismi patogeni e le interazioni tra di essi in relazione all’ospite e all’ambiente per meglio comprendere le origini di questa sindrome. Infatti, come discusso all’interno dell’articolo, ci sono ancora molti quesiti scientifici a cui bisogna dare risposta, mentre si ricerca una soluzione alla problematica. In questa fase del progetto i ricercatori di “SOS-KIWI” sono impegnati nella raccolta di campioni e dati per rispondere a queste domande, con uno sforzo coordinato tra unità distribuite in tutta la penisola. Come direbbero gli Americani: “Stay tuned!”
L’articolo è disponibile on line in Open Access, ovvero fruibile in maniera aperta e senza costi a chiunque voglia leggerlo da qualsiasi parte del mondo. Questa modalità di pubblicazione aiuta i ricercatori a condividere le proprie scoperte con i colleghi e con il pubblico, senza che questi debbano pagare l’editore per accedere all’articolo.
A cura di: Antonino Malacrinò, ricercatore dell’Università degli Studi Mediterranea di Reggio Calabria
Foto di copertina: da sinistra i ricercatori di SOS-KIWI Leonardo Schena (Università degli Studi Mediterranea di Reggio Calabria), Davide Spadaro (Università degli Studi di Torino) e Antonino Malacrinò (Università degli Studi Mediterranea di Reggio Calabria) durante una visita in un impianto di actinidia colpito dalla moria.