Vitivinicolo

Nel 2008 in Italia le superfici coltivate a vite erano in calo, in controtendenza rispetto ai principali paesi produttori e competitors esteri e all’aumento dei consumi nel mercato interno. Un duplice problema per la bilancia agroalimentare italiana/nazionale, visto che il 10% del fatturato proveniva proprio dal settore vitivinicolo.

Ager ha sostenuto dal 2008 al 2015 sei progetti di ricerca per aiutare il settore a superare le difficoltà. Tre progetti si sono occupati della fase di coltivazione e hanno messo a punto tecnologie innovative per contrastare i giallumi della vite, selezionato nuovi portinnesti per far fronte ai cambiamenti climatici e alle avversità emergenti e realizzato un database viticolo che raggruppa le principali caratteristiche di centinaia di vitigni italiani. Gli altri tre progetti dedicati al comparto enologico hanno studiato nuove tecnologie analitiche per la tracciabilità della filiera e messo a punto innovazioni tecniche per valorizzare i sottoprodotti della vinificazione grazie a ricerche di economia circolare e finalizzate all’estrazione e riutilizzo dei polifenoli, alla produzione di energia elettrica e idrogeno da biomasse e allo studio di plastiche biodegradabili.

Progetti finanziati

GIALLUMI VITE

GIALLUMI VITE – Tecnologie innovative per la diagnosi e lo studio delle interazioni pianta/patogeno è un progetto di ricerca che ha sviluppato nuovi metodi diagnostici per identificare nelle piante la presenza di parassiti (fitoplasmi) che provocano due malattie molto diffuse: flavescenza dorata e legno nero. Queste malattie si presentano comunemente come giallumi, pertanto spesso vengono identificate come giallumi della vite.

In particolare, la ricerca ha messo a punto un metodo innovativo che permette di effettuare una diagnosi preventiva del giallume quando la malattia non è ancora visibile su organi della pianta diversi dalle foglie, in particolare nei tralci, nelle radici e nel materiale di propagazione (barbatelle). Inoltre, il progetto ha identificato i geni e le proteine coinvolte nel recovery, il meccanismo di reazione agli attacchi dei fitoplasmi che permette alle piante colpite di sviluppare resistenze specifiche. La scoperta dei geni e delle proteine alla base delle resistenze è risultata fondamentale per nuovi studi utili a perfezionare e affinare i metodi diagnostici per identificare la presenza di fitoplasmi nelle piante di vite.

PARTNER

Università degli Studi di Udine (Capofila), Università degli Studi di Parma

SERRES

SERRES – Selezione di nuovi portinnesti della vite resistenti agli stress abiotici mediante lo sviluppo e la validazione di marcatori fisiologici e molecolari è un progetto di ricerca che ha selezionato nuovi portinnesti della vite. Questi portinnesti sono dotati di un apparato radicale che resiste a condizioni di stress idrico dovuto alla mancanza di piogge, di stress salino dovuto alla risalita del cuneo con movimento dell’acqua del mare verso l’entroterra e a stress da calcare, permettendo alle piante di adattarsi alle mutate condizioni climatiche.

Il lavoro è partito da una selezione di portinnesti della serie “M” confrontando tra loro un’enorme quantità di piante. I ricercatori del progetto hanno individuato i filamenti del DNA (detti “marcatori”) responsabili della resistenza e della tolleranza alle criticità ambientali, come ad esempio la salinità. Grazie a questi “marcatori”, è stato possibile individuare velocemente le piante con i caratteri di resistenza e tolleranza desiderati e quindi accelerare fortemente il processo di selezione. La selezione ha portato così alla validazione di quattro nuovi portinnesti della serie “M” che sono stati inseriti nel registro nazionale delle varietà e immessi sul mercato. Oltre a questo, il progetto ha condotto un’attenta analisi costi/benefici dell’impatto dei nuovi portainnesti sull’intera filiera vitivinicola italiana.

PARTNER

Università degli Studi di Milano (Capofila), Università degli Studi di Padova, Università Cattolica del Sacro Cuore, CREA, Università degli Studi di Torino, Fondazione Eni Enrico Mattei

VITIS DB

VITIS DB – Un database viticolo italiano, ad approccio multidisciplinare, per la conoscenza e la valorizzazione dei genotipi regionali è un progetto di ricerca che ha studiato le caratteristiche di 454 vitigni autoctoni italiani, mettendo a disposizione i risultati all’interno del database “Italian Vitis Database” www.vitisdb.it di pubblica e gratuita consultazione.

Per ogni vitigno sono riportate una serie di dati e informazioni facilmente applicabili dagli operatori, come le caratteristiche morfologiche, l’adattabilità colturale in funzione delle diverse condizioni di impianto, qualità e rese delle uve, accanto alle informazioni storiche e legate alla tradizione colturale. Tema centrale delle ricerche sono state la salvaguardia e la valorizzazione della biodiversità dei diversi vitigni, rendendo il database anche uno strumento di supporto agli operatori, per far fronte alle nuove scelte varietali conseguenti ai cambiamenti climatici e alle nuove avversità, che modificheranno l’assortimento delle varietà tradizionalmente coltivate nei diversi territori. Il database contiene le informazioni sui vitigni coltivati in dieci regioni italiane, quali Piemonte, Lombardia, Emilia-Romagna, Liguria, Toscana, Lazio, Puglia, Basilicata, Calabria e Sicilia.

PARTNER

Università degli Studi di Torino (Capofila), Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia, CNR-IVV Istituto di Virologia, Università degli Studi di Pisa, Università degli Studi di Foggia, Università degli studi di Palermo

TRACCIABILITÀ GEOGRAFICA

TRACCIABILITÀ GEOGRAFICA – Nuove tecnologie analitiche per la tracciabilità geografica e varietale dei prodotti enologici è un progetto di ricerca che ha sviluppato e realizzato un modello per la tracciabilità di filiera dei prodotti agroalimentari a marchio comunitario territoriale (es DOP, IGP, ecc.), prendendo a riferimento i Lambruschi modenesi DOP e lo spumante Trento DOC.

Le ricerche hanno messo a punto innovativi approcci metodologici basati sull’impiego delle scienze statistiche per la selezione dei campioni da sottoporre ai test di provenienza e sull’adozione di nuove tecniche genomiche per la tracciabilità geografica e l’identificazione varietale. Il progetto, unico punto di riferimento a livello nazionale sia per estensione territoriale che per numero di campioni analizzati, ha confermato le effettive potenzialità di un modello per tutelare produttori e consumatori dalle contraffazioni. Oltre a questo, ha messo in evidenza che la tracciabilità geografica e/o varietale offre un concreto valore aggiunto alla qualità dei vini oggetto di studio e più in generale per le produzioni agroalimentari italiane. Dalle ricerche, infine, è emersa l’importanza di definire nuovi indicatori analitici per stabilire l’origine geografica dei prodotti e di sviluppare modalità di indagine geografiche e varietali più approfondite e selettive.

PARTNER

Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia (Capofila), ICQRF-MIPAAF, Fondazione Edmund Mach

VALORVITIS

VALORVITIS – Valorizzazione dei sottoprodotti della filiera vitivinicola per la produzione di composti ad alto valore aggiunto è un progetto di ricerca che ha sviluppato diverse tecnologie innovative di economia circolare per il recupero e valorizzazione dei sottoprodotti dei processi di vinificazione e distillazione, quali raspi, bucce d’uva e vinaccioli, per la produzione di alimenti funzionali.

Per i raspi è stato messo a punto un procedimento per il recupero di polifenoli, zuccheri, cellulosa e lignina, ottenendo promettenti risultati nella fermentazione degli zuccheri per la produzione di etanolo. Passando alle bucce è stata validata, dal punto di vista tecnico ed economico, una tecnologia per trasformarle in farine per arricchire in fibre vegetali prodotti da forno e prodotti trasformati. Altri studi hanno permesso di estrarre i polifenoli, con etanolo e acqua, dalle bucce di uva nera per riutilizzarli nella produzione di alimenti funzionali. La ricerca, inoltre, si è concentrata sull’anidride carbonica per l’estrazione di olio dai vinaccioli, per ottimizzare i sistemi di estrazione tradizionale, con solventi, al fine di ottenere alte rese in olio e migliori caratteristiche nutrizionali. I ricercatori, infine, hanno redatto un elenco delle possibili applicazioni dei sottoprodotti della trasformazione ad uso alimentare (conserve vegetali, panificazione, prodotti lattiero-caseari e prodotti dolciari).

PARTNER

Università Cattolica del Sacro Cuore (Capofila), Università degli Studi di Milano, Università degli Studi di Torino, Università degli Studi di Trento, Università degli Studi di Scienze Gastronomiche

BIORAFFINERIA

BIORAFFINERIA – Valorizzazione dei sottoprodotti e dei residui di vinificazione tramite estrazione e produzione di molecole ad alto valore aggiunto è un progetto di ricerca che ha applicato per la prima volta in Italia il concetto di bioraffineria al settore vinicolo, mettendo a punto tre tecnologie per recuperare e valorizzare la biomassa (raspi, bucce, vinaccioli) e le acque reflue della spremitura dell’uva.

Una prima tecnologia permette di estrarre polifenoli dalla biomassa impiegando come “solvente” l’anidride carbonica (CO2 supercritica) e per questo è ritenuta una tecnologia a basso impatto ambientale. Le molecole estratte sono state riutilizzate a fini economici come antiossidanti nell’industria alimentare e farmaceutica o come integratori alimentari. Una seconda tecnologia permette di convertire in energia elettrica e in idrogeno le fecce e le acque reflue della spremitura grazie all’azione dei batteri in esse contenuti, con i vantaggi di produrre energia da fonti rinnovabili e di ridurre il carico inquinante delle biomasse e conseguentemente i costi di trattamento dei sottoprodotti. Infine, una terza tecnologia ha messo a punto una strategia per l’impiego del batterio aerobico Ralstoniaeutropha nella produzione di bioplastiche utilizzando quale substrato organico le fecce residue del processo di spremitura.

PARTNER

Università degli Studi di Udine (Capofila), Università degli Studi di Bologna, Università degli Studi di Milano, Università degli Studi di Parma, Università degli Studi di Roma “Tor Vergata”, Politecnico di Milano, Fondazione Politecnico di Milano

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