Il cambiamento climatico determina attualmente stress di diversa natura sia nei confronti degli habitat naturali e sia sugli agroecosistemi.
Nelle zone di montagna, in cui gli equilibri sono più fragili e la vulnerabilità alla variabilità climatica e al cambiamento è maggiore, è particolarmente utile poter avere strumenti per la previsione e valutazione di scenari futuri. Ciò per poter ridurre gli impatti negativi sulle zone di pascolo e per consentire, annualmente, la pianificazione di una gestione sostenibile e la conservazione della biodiversità di tali zone.
Il progetto IPCC MOUPA sta valutando scenari futuri in pascoli selezionati di aree alpine con condizioni climatiche in evoluzione, concentrandosi sugli impatti socioeconomici, sulla fauna selvatica e sulla biodiversità. Lo studio specifico di zone alpine ad alto valore ecosistemico e di come queste potranno rispondere ai cambiamenti climatici, viene ritenuto essenziale per individuare le migliori soluzioni per continuare a valorizzare il loro uso multifunzionale.
Il progetto interdisciplinare ha adottato diverse linee di ricerca (o pacchetti di lavoro, WP) per raggiungere gli obiettivi prefissati. I primi tre WP analizzano i diversi aspetti degli ecosistemi dei pascoli alpini e della loro biodiversità funzionale. Il WP1 mira a migliorare i set di dati disponibili e le metodologie che consentano l’estrapolazione di informazioni climatologiche per i siti selezionati. Questi metodi potranno poi essere utilizzati per qualsiasi altro punto nelle regioni alpine d’Italia ove si vogliano sviluppare studi ecologici e biologici. Si stanno applicando tecniche di telerilevamento per studiare la persistenza annuale e intra annuale della neve e la fusione dei ghiacci. Sarà evidenziata qualsiasi tendenza a lungo termine degli eventi, che possa riguardare periodi prolungati di siccità in grado di impattare sui pascoli.
Con il WP 2 si stanno quantificando gli impatti del cambiamento climatico sulle principali caratteristiche della vegetazione pascoliva (composizioni, quantità e qualità del foraggio) attraverso tecniche innovative. Il programma di lavoro mira a contribuire allo sviluppo di strumenti di modellizzazione che consentano di quantificare gli impatti dei cambiamenti climatici sui livelli quali-quantitativi dei pascoli di montagna. L’ approccio adottato, in via di messa a punto, consentirà di analizzare le diverse risposte alle condizioni climatiche previste in diversi ambienti delle specie componenti della comunità e la capacità di mantenere una presenza significativa all’interno del cotico.
Con il terzo WP si sta studiando la distribuzione altitudinale e l’abbondanza di uccelli e farfalle nella fascia alpina (1700-3100 m s.l.m.) in relazione alle variabili ecologiche, al fine di modellare gli effetti previsti dei cambiamenti climatici su due taxa focali. Si stanno prendendo in esame distribuzione altitudinale, produttività dei pascoli, presenza di animali allevati, pratiche gestionali della mandria, variabili ambientali e climatiche. Tale analisi si sta sviluppando in parte su dati originali raccolti nel Parco Nazionale del Gran Paradiso e in Valtellina, in parte su informazioni pubblicate provenienti da altre aree delle Alpi. Ci si prefigge di studiare le interazioni comportamentali ed ecologiche fra animali domestici (bovini/ovini) e selvatici (camosci, stambecchi alpini) per modellare il variabile comportamento degli ungulati a seguito di cambiamenti previsti nella distribuzione delle praterie a pascolo e delle pratiche zootecniche.
L’integrazione dei risultati di questi WP, permetterà di fornire indicazioni utili per migliorare la gestione sostenibile delle zone di pascolo di montagna ad alto valore ecosistemico, in quanto:
- una migliore conoscenza dei cambiamenti climatici attuali e attesi e dei relativi impatti sulle risorse idriche è un prerequisito molto importante per pianificare una gestione sostenibile delle zone di pascolo;
- una migliore conoscenza delle dinamiche che si verificano nella comunità vegetale (struttura vegetale in termini di presenza relativa e tendenze delle diverse specie dominanti/caratterizzanti) consente di gestire le praterie in modo più sostenibile, con maggiori informazioni per gli allevatori sulla pianificazione di inizio e durata del pascolo, nonché sul livello di carico di peso vivo;
- quanto detto influisce anche sulla qualità dei prodotti (ad esempio carne, latte, formaggio) ottenuti lungo la filiera;
- quanto ottenuto potrà migliorare la capacità di modellare la resilienza dei sistemi.