Il latte, e i prodotti che ne derivano, rappresenta un elemento cardine dell’alimentazione e per tale motivo è oggetto di numerosi studi scientifici che intendono evidenziarne proprietà, caratteristiche e funzionalità soprattutto in relazione a possibili effetti, positivi e negativi, sulla salute umana.
Negli ultimi anni, gli scienziati, hanno dedicato una particolare attenzione all’analisi dei possibili effetti sulla salute umana della ß-caseina A1; l’interesse è stato sollevato da alcuni studi epidemiologici che hanno ipotizzato una connessione tra il consumo di latticini contenenti ß-caseina A1 e lo sviluppo di alcune malattie non trasmissibili (Elliott et al., 1999; McLachlan, 2001; Laugesen and Elliott, 2003; Tailford et al., 2003; Woodford, 2006). La ß-caseina è una delle principali proteine presenti nel latte. Appartiene al gruppo delle caseine ed è caratterizzata da un alto tasso di polimorfismo. Le varianti genetiche di ß-caseina ad oggi conosciute sono 12 e tra queste le varianti A1 e A2 sono quelle maggiormente diffuse nella popolazione bovina mondiale. Le due varianti sono caratterizzate da una differenza strutturale delle sequenze amminoacidiche, che, secondo uno studio condotto da Corran McLachlan e Bob Eliot nel 1993, sarebbero digerite dall’uomo in modo diverso. In particolare è stato documentato che, durante la digestione, la variante A1 rilascia il peptide BCM-7 (beta-casomorfina 7), un oppioide naturale ritenuto avere un effetto potenzialmente negativo per la comparsa di alcune patologie, quali diabete, malattie cardiovascolari, etc. La BCM-7 non si formerebbe invece durante la digestione del latte A2 che sarebbe quindi ritenuto più digeribile, ma anche potenzialmente più “sano”.
Tali supposizioni hanno generato il proliferarsi sul mercato, soprattutto in Australia, Nuova Zelanda, Stati Uniti e Cina, ma anche in Europa e recentemente in Italia, di prodotti che vanterebbero la presenza esclusiva del latte A2 e di conseguenza sarebbero considerati, con un’abile strategia di marketing, benefici per la salute.
Queste teorie hanno tuttavia da subito mostrato le proprie lacune e debolezze, tanto che l’EFSA – European Food Safety Authority, nel 2009 ha pubblicato un report scientifico nel quale si evidenzia che i dati disponibili sono insufficienti per stabilire un rapporto causa-effetto tra l’assunzione orale di BCM7 e il decorso di qualsiasi malattia non trasmissibile. La situazione è dunque molto confusa dal punto di vista della scienza sebbene rappresenti ad oggi un obiettivo ambizioso, i cui risultati potrebbero portare a grandi scoperte e nuove soluzioni.
A tal proposito il Progetto Ager “FARM-INN: Farm-level interventions supporting dairy industry innovation” intende contribuire a fornire prove scientifiche e nuove conoscenze a sostegno delle possibili proprietà salutari e tecnologiche della variante A2 della β-caseina e a studiare gli effetti delle varianti β-CN A1 e A2 sulle proprietà del latte e sui prodotti caseari.