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Pesca sostenibile: l’acquacoltura è l’unica soluzione possibile

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Mentre gli ecosistemi marini e oceanici sono prossimi al collasso e l’affamata popolazione mondiale aumenta inesorabilmente c’è chi vorrebbe gettare discredito sull’acquacoltura, nella speranza che ad abboccare non siano solo i pesci.

l dramma delle fake news non risparmia neppure l’acquacoltura e così, periodicamente, vengono diffuse false notizie che lanciano ombre su questo metodo di allevamento e pesca che le ricerche scientifiche confermano essere rispettoso della salute dell’uomo e dell’ambiente.

Se n’è parlato negli scorsi giorni al Porto Conte Ricerche, vicino ad Alghero, dove grazie al progetto 4F- Fine Feed For Fish finanziato da Ager – Agroalimentare e Ricerca si è promossa una SUMMER SCHOOL con l’obiettivo di divulgare e coinvolgere studiosi, imprenditori e professionisti su come affrontare problematiche e sfide della moderna acquacoltura.
4F – Fine Feed For Fish è un progetto di ricerca triennale per alimentare con nuovi mangimi branzino, orata e trota iridea, le tre più importanti e diffuse specie ittiche allevate in Italia. Scopo della ricerca è di trovare sorgenti proteiche alternative alla farina e agli oli di pesce in grado di garantire l’ottimale crescita del pesce allevato, un pesce con un alto valore nutrizionale e rispettoso dei requisiti di qualità e sicurezza alimentare che il consumatore richiede.
Tra i tanti appuntamenti della settimana una lezione per approfondire proprio il tema della disinformazione e le tecniche per affrontarla con successo (debunking). Si è così scoperto che il secondo ambito più colpito dalle fake news è proprio quello delle scienze e tecnologie e che internet è naturalmente il principale habitat dove queste si diffondono e influenzano negativamente il giudizio del consumatore. I partecipanti alla summer school hanno preso parte attivamente alla mistificazione dei falsi miti legati all’acquacoltura attraverso la realizzazione di articoli di approfondimento.
Secondo una ricerca Eurobarometro del 2018 (EU consumer habits regarding fishery and aquaculture products, Report special 475, 2018) gli italiani preferiscono prodotti alimentari del loro Paese di origine, meglio ancora se della propria regione, prestando maggiore attenzione, in etichetta, a data di pesca e generalità del pescatore o dell’allevamento. Ma la cosa che colpisce maggiormente è che ancora una quota davvero marginale di persone predilige prodotti ittici da allevamento.
Questo a conferma che le mistificazioni, che vogliono dipingere come poco naturale e salubre il pesce allevato rispetto a quello selvaggio [ricco di microplastiche], attecchiscono e sedimentano nella mente dei consumatori delle false credenze. Il debunking interviene allora per ristabilire la verità con una strategia ben definita: delineare i fatti avvalendosi di fonti scientifiche senza menzionare inutilmente il falso mito e utilizzare un linguaggio accessibile a tutti con l’ausilio di infografiche. Un’attività faticosa e apparentemente senza fine, tanto più necessaria con il proliferare di piattaforme social, e unico vero antidoto per riappropriarsi di una verità il più possibile oggettiva.
E per difendere un settore – quello dell’acquacoltura, che in Italia conta su oltre 750 siti produttivi e impiega oltre 14.000 addetti nell’indotto – che pare essere l’unico in grado di sfamare in futuro 10 miliardi di persone in tutto il mondo mitigando così gli inevitabili e nefasti danni provocati dai cambiamenti climatici. L’acquacoltura infatti è l’unica riposta alla richiesta di pesce senza danneggiare ulteriormente gli ecosistemi e in questo senso va promosso l’utilizzo di farine a base di sottoprodotti di altre filiere per sviluppare un’economia circolare anche in questo settore.
A conclusione dei lavori il Prof. Marco Saroglia – Coordinatore del progetto 4F – traccia un bilancio della summer school “una settimana di lavoro intenso che ha coinvolto oltre 20 persone tra studenti, ricercatori e professionisti del settore e ha saputo coniugare approfondimenti teorici da parte dei maggiori esperti nazionali in materia, attività pratiche di laboratorio e una visita a un impianto per l’allevamento di spigole e orate. Un’esperienza straordinaria finalizzata a valorizzare le sinergie tra chi si occupa di benessere animale, formulazione di mangimi, tecniche di allevamento intensivo, sicurezza alimentare, tutti impegnati nel dare il proprio contribuito per una acquacoltura sempre più moderna e sostenibile”.
Il supporto di Ager – Agroalimentare e Ricerca consente al team di 4F composto da 4 università e 3 centri di ricerca italiani di portare avanti una ricerca che punta a risultati applicabili e al loro trasferimento tecnologico al comparto ittico. Una ricerca che mette al centro l’interesse delle imprese e dell’intera società civile.

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