Il primo alleato contro le malattie delle piante è la conoscenza, alimentata dallo studio e dalla ricerca. Nessun microrganismo patogeno è un flagello se l’uomo ne ha consapevolezza e se l’ambiente in cui esso agisce è in equilibrio naturale. Un equilibrio che i cambiamenti climatici stanno alterando. Da qui, partono i nostri studi.
Sono Loredana Sigillo, ricercatrice al CREA Centro di ricerca Orticoltura e Florovivaismo di Pontecagnano Faiano a Salerno e svolgo il mio lavoro con passione e piacere. Da quando ho iniziato le ricerche del progetto PLANTìA, di cui sono coordinatrice scientifica, ho il desiderio di accompagnarvi nel nostro mondo della ricerca, facendovi conoscere gli studi che ogni giorno, e con me il mio gruppo, portiamo avanti. La nostra speranza, che per fortuna in molti casi diventa certezza, è di arrivare a risultati utili per l’agroalimentare del nostro Paese e per il progredire della scienza e dell’umanità.
In precedenti articoli abbiamo descritto gli obiettivi e le ricerche in corso del progetto PLANTìA, che vuole contrastare gli effetti negativi dei cambiamenti climatici in agricoltura. In particolare, da poco più di un anno stiamo studiando nuovi consorzi di microrganismi per migliorare la fertilità del terreno e per combattere tre avversità fungine delle leguminose che vivono nel suolo (soil-borne), quali Rhizoctonia solani, Fusarium solani e Macrophomina phaseolina.
In questo articolo, e nei due che seguiranno nelle prossime settimane, voglio condividere con voi perché è importante che la ricerca studi la lotta a queste avversità e darò alcune preziose indicazioni per contrastarne la diffusione nelle coltivazioni.
Perché combattere Rhizoctonia solani
Rhizoctonia solani è un fungo dannoso presente in tutto il mondo e che attacca centinaia di piante ospiti, colpendo molte colture. Tra le più importanti per l’alimentazione, oltre alle leguminose, ci sono la patata e il pomodoro. E’ molto difficile da debellare e la sua eliminazione completa è un miraggio. Però si può fare molto per ridurne l’impatto sulle colture, ma per raggiungere lo scopo bisogna conoscerne il ciclo biologico e i metodi di contenimento. (Nella foto: micelio di Rhizoctonia solani visto al microscopio e in piastra)
Il ciclo biologico e i danni (raccontanti in maniera semplice)
Rhizoctonia solani si sviluppa in due fasi, una patogena (all’interno della pianta) e una saprofita (nel suolo, nei residui di vegetazione infetti, sui semi). Al pari di molti funghi commestibili si propaga anche attraverso il micelio, una struttura filamentosa che può dare origine ad ammassi compattati, simili a piccoli sassolini.
I danni causati da Rhizoctonia solani sulle leguminose sono principalmente a carico delle radici, dove il fungo causa necrosi e marciumi, e a carico del colletto (porzione di fusto a contatto col terreno) dove il danno è rappresentato da necrosi e strozzamenti. Sul fusto, può causare cancri, che si manifestano con lesioni longitudinali necrotiche e asciutte. Quando il fungo è presente sul seme e attacca le piantine appena germinate, ne causa la morte, determinando un calo della percentuale di germinabilità. Anche le piante adulte possono morire a seguito di un attacco di Rhizoctonia. (Nella foto: danni da Rhizoctonia solani su radici di leguminose)
Come contrastare Rhizoctonia solani
Purtroppo non esistono metodi di lotta efficaci che, da soli, riescono a contrastare le infezioni di Rhizoctonia, ma se ne può contrastare la diffusione applicando una serie di accorgimenti e tecniche agronomiche, che vi elenco di seguito:
- alternare la coltivazione delle leguminose con colture meno suscettibili, sebbene la Rhizoctonia sia un patogeno polifago (che attacca più specie coltivate)
- ridurre la densità di semina (i filamenti di micelio, o ife, si sviluppano nel suolo muovendosi da una pianta alla pianta adiacente)
- tenere sotto controllo la coltivazione ed eliminare le piante malate alla prima comparsa dei sintomi (ingiallimento delle foglie) e in caso di sintomi sospetti rivolgersi a laboratori di analisi qualificati per una diagnosi mirata
- utilizzare seme sano
- limitare le concimazioni azotate e i ristagni idrici
- controllare la diffusione del fungo utilizzando microrganismi antagonisti come funghi appartenenti al genere Trichoderma
- eseguire nei mesi estivi la solarizzazione coprendo il terreno con film plastici trasparenti per un periodo di 40-60 giorni prima della semina (gli aspetti più critici di questa tecnica riguardano la lunghezza dei tempi e i costi di applicazione)
- vaporizzare il terreno nudo o sotto telo pacciamante raggiungendo temperature di 70°-80°C per circa 20 minuti, oppure di 90°-100°C per 3-5 minuti
- effettuare trattamenti chimici, sotto la guida di un tecnico esperto, nel rispetto delle normative in materia di salubrità dell’ambiente, dell’uomo e degli alimenti
Un ultimo sforzo
Se sei arrivata o arrivato fino qui, hai interesse per le nostre ricerche…e questo ci fa molto piacere! Per una più completa e solida comprensione degli studi che insieme ai miei colleghi stiamo svolgendo nel progetto PLANTìA, nelle prossime settimane ti racconterò di Fusarium solani e Macrophomina phaseolina, gli due funghi che stiamo studiando. Per essere esaustivi, continueremo a diffondere sul sito Ager e sui siti partner di progetto le note divulgative sulle principali tematiche della sperimentazione, rendendoti più familiari i concetti di patologia vegetale, microbiologia del suolo, fisiologia delle piante e difesa sostenibile delle colture.
E se hai domande, puoi inviarle a loredana.sigillo@crea.gov.it
A cura di: Loredana Sigillo, Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria – centro di ricerca Orticoltura e Florovivaismo, Pontecagnano Faiano (SA)
Bibliografia: Sigillo L., Marzuillo R., Bugiani R. 2020. Danni e difesa da rizottoniosi per la quarta gamma. Terra e vita 21:41-43