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Agricoltura di montagna

“A Cumone”: dalle antiche consuetudini una via per il futuro dei territori montani?

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Dai risultati della ricerca del progetto iGRAL arrivano nuove soluzioni e proposte per contrastare lo spopolamento delle regioni montane, tutelando il territorio

Nello suggestivo scenario del borgo medievale di Santu Lussurgiu (OR), comune montano ricco di sorgenti e corsi d’acqua, lecceti e pascoli, si è svolto il convegno “A cumone. Esperienze di gestione collettiva dei territori montani”. Un luogo meraviglioso che mostra ancora le ferite del megaincendio del luglio 2021, un tipo di fenomeno che annovera tra le concause spopolamento e abbandono delle terre, per contrastare il quale è decisivo il ruolo di un’azione comune e coordinata tra tutti gli attori del territorio.

Focus dell’incontro sono stati quindi il confronto e lo scambio tra esperienze di gestione collettiva dei territori montani, con l’obiettivo di individuare possibili percorsi condivisi tra comunità locali e ricercatori, tra tradizione, tecnologia e sperimentazione. Il titolo “A Cumone” rimanda a una forma aggiornata di una modalità di governo del territorio che nella Sardegna centrale costituiva il codice consuetudinario di diritto agrario, regolando anche il rapporto fra pastorizia e agricoltura nei terreni di proprietà collettiva.

La prima parte dell’evento ha riguardato la presentazione di ampie attività progettuali (iniziative imprenditoriali e amministrative, reti regionali), a partire dalla positiva esperienza della Regione Piemonte con le Associazioni Fondiarie, che si sono rivelate capaci di contribuire a frenare lo spopolamento delle regioni montane e alla tutela diretta e indiretta del territorio. Un esempio intorno al quale si tesse il fil rouge del ragionamento, in stretto collegamento con le finalità del progetto iGRAL, che – mentre è in discussione in Parlamento l’attesa Legge quadro sulla montagna – potrebbe estendersi a varie zone montane della Sardegna, e più in generale dell’Europa mediterranea.

Si è poi passati all’analisi delle esperienze sul campo, con le testimonianze dei ricercatori dell’Università di Torino (Giampiero Lombardi, Ginevra Nota) e di Sassari (Pierpaolo Roggero, Giovanna Seddaiu, Romina Deriu, Bruno Scanu, Andrea Nervi) – non solo sotto il profilo agro-zootecnico, ma anche sociologico e giuridico – dell’Agenzia regionale AGRIS (Maria Sitzia), del Centro Terre civiche (Franco Nuvoli) e dell’agricampeggio Elighes ‘uttiosos (Angela Caratzu).

Gli interventi di amministratori e amministratrici di piccoli comuni montani, dei rappresentanti di enti capillarmente presenti nei territori come Coldiretti e Confagricoltura e di privati cittadini, hanno arricchito la giornata di preziosi punti di vista, a volte, apparentemente, di piccolo impatto, ma in realtà fondamentali perché rappresentano le voci delle persone che tengono vivo in prima persona il territorio.

Dalla discussione è emersa una chiara consapevolezza: i ricercatori hanno il dovere di lavorare non “per” il territorio ma “con” il territorio. Si è sottolineata l’esigenza di curare di più e meglio il rapporto pubblico-privato, di investire sui giovani, anche con apposite Scuole di pastorizia e con una nuova politica di gestione sostenibile del bosco e di prevenzione antincendio, anche al fine di incentivare le competenze e frenare l’emigrazione, includendo sistematicamente gli imprenditori, le amministrazioni e valorizzando la presenza tecnica di entità di riferimento territoriale come Laore, l’agenzia per l’attuazione dei programmi regionali in campo agricolo e per lo sviluppo rurale.

Il convegno è stato organizzato dal Nucleo di Ricerca sulla Desertificazione dell’Università di Sassari in collaborazione con il Comune di Santu Lussurgiu, nell’ambito del Progetto  iGRAL, sostenuto da Ager-Agroalimentare e ricerca, con il Dipartimento di Scienze Agrarie, Forestali e Alimentari dell’Università di Torino, il CNR-ISE di Sassari, l’Agenzia Agris della Regione Autonoma della Sardegna per la ricerca in agricoltura.

Locandina dell’evento.

 

A cura di Stefania Bagella, progetto iGRAL

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