Il “senso civico” nasce anche dall’acqua, non importa se dolce o salata! È il caso di SUSHIN, il progetto che ha messo a punto nuovi mangimi per un’acquacoltura sostenibile ed è partito da questo grande risultato per educare le nuove generazioni al rispetto dell’ambiente, promuovendo un’alimentazione consapevole. Aneddoti e curiosità di questo percorso virtuoso nel racconto di Tommaso Petochi dell’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA), Area Acquacoltura Sostenibile, e ricercatore di SUSHIN.
Tommaso, perché l’idea di educare le nuove generazioni alla sostenibilità attraverso l’acquacoltura?
Come ISPRA abbiamo intrapreso da tre anni una serie di iniziative educative rivolte alle scuole primarie per favorire nei futuri cittadini una cultura orientata alla sostenibilità, in particolare al rispetto dell’ambiente e al consumo consapevole e responsabile. Grazie al progetto “Coltivare il mare – produrre alimenti nutrienti in modo sostenibile, la grande sfida dell’acquacoltura”, insieme alla collega Stefania Chiesa abbiamo svolto un’intensa attività a cui hanno partecipato oltre 500 bambini delle quarte e quinte classi della scuola primaria, con l’obiettivo di trasmettere loro nuove conoscenze e stimoli sull’acquacoltura e le tematiche interconnesse, nonché sensibilizzarli su come possano essere parte attiva per lo sviluppo sostenibile del settore. Un’età che, in base all’esperienza maturata e ai risultati ottenuti, ritengo sia ideale per iniziare a stimolare curiosità e interesse rispetto alle modalità di produzione dei cibi, in particolare i prodotti dell’acquacoltura, alla loro provenienza e al percorso che fanno per arrivare sulle nostre tavole. Inoltre, quest’anno il progetto è stato presentato nel laboratorio didattico acquacoltura sostenibile nel villaggio della Terra, in occasione dell’Earth Day, tenutosi presso piazza di Siena a Roma, riscuotendo molto successo tra i partecipanti di tutte le età.
Come si concilia l’acquacoltura con la sostenibilità e il consumo consapevole?
Oggi più che mai i prodotti ittici sono candidati a soddisfare le esigenze alimentari di una popolazione mondiale in grande crescita e questo sta determinando un forte sviluppo dell’acquacoltura. Uno sviluppo che deve assolutamente conciliarsi con il rispetto dell’ambiente, della salute animale e dell’uomo. Ad esempio, utilizzando mangimi alternativi alla farina di pesce per non impoverire le risorse ittiche naturali, rispettando il benessere animale per migliorare le condizioni di vita dei pesci allevati e la qualità dei prodotti, monitorando costantemente le condizioni ambientali. Questi aspetti sono stati il fulcro delle ricerche di SUSHIN ed è anche da qui che abbiamo preso lo spunto per le nostre iniziative educative, raccontando ai bambini l’importanza di consumare pesce sano e di qualità, sfatando falsi miti e false credenze. Questo percorso è stato molto costruttivo anche per noi ricercatori: confrontandoci con i bambini e con i docenti, abbiamo percepito spesso diffidenza nei confronti dell’acquacoltura, con molti luoghi comuni, come ad esempio che i pesci allevati sono pieni di antibiotici quando invece la legge lo vieta e prevede controlli molto severi.
Cosa hanno imparato i bambini?
Prima di tutto il significato di acquacoltura, le tecniche di allevamento e a riconoscere i pesci, in particolare trota, branzino e orata, visto che sono le principali specie allevate in Italia. Non immaginavo che tanti bambini non avessero mai visto un pesce da vicino o non l’avessero mai toccato. Per questo abbiamo adottato come modalità educativa l’apprendimento esperienziale, per cui ad ogni incontro non mancano mai i pesci allevati acquistati al mercato e molluschi bivalvi come cozze, vongole e ostriche per un’esperienza “dal vivo”. I bambini possono osservare da vicino, toccare, annusare e quindi conoscere direttamente i prodotti ittici di cui stiamo parlando. Ai bambini abbiamo insegnato a riconoscere il pesce fresco e a leggere le indicazioni che riportano le etichette, facendo capire quanto sia importante conoscere la storia dei cibi che mangiamo, come ad esempio le modalità di produzione, la zona di provenienza, se il pesce è allevato oppure pescato. Concetti importanti e collegati alla tracciabilità di filiera, alla sicurezza alimentare e che sono alla base di una corretta alimentazione. Inoltre, i bambini hanno imparato che l’acquacoltura non è solo produzione di cibo, ma permette di riprodurre specie minacciate dall’estinzione, prima allevate e poi rilasciate nel loro ambiente naturale, mare o acqua dolce. Attraverso il video “La Cernia rinasce” che ripercorre un progetto dedicato al ripopolamento della cernia bruna coordinato dal nostro responsabile Giovanna Marino, i bambini hanno scoperto che esiste anche l’acquacoltura per la conservazione.
Chiaramente la modalità del gioco è stata la chiave che ci ha permesso di stimolare la curiosità strizzando l’occhio alla storia e alla cultura, ad esempio uno dei giochi che proponiamo al termine degli incontri, e molto gradito ai bambini, è di riconoscere i pesci allevati partendo da un antico mosaico romano. Non mancano poi quiz e cruciverba.
Tra gli argomenti che hanno incuriosito di più i bambini, cosa ricordi in particolare?
Li ha molto incuriositi sapere da che cosa è composto il cibo che mangiano i pesci allevati e qui abbiamo raccontato i risultati delle ricerche di SUSHIN, in quanto le nuove formulazioni che abbiamo messo a punto sono a base ad esempio di farina di insetti di cui tanto si sta parlando, ma anche di alghe, di gambero e di sottoprodotti avicoli. Così facendo, si riduce notevolmente la farina ottenuta da altri pesci cresciuti naturalmente in mare e che è sempre stata alla base dei mangimi. Siamo quindi riusciti ad affrontare con i bambini i temi legati all’economia circolare con tutti i vantaggi che ne derivano, abbiamo rafforzato in loro il concetto di sostenibilità ambientale e sociale. E hanno capito che trovare soluzioni alternative alle farine di pesce permette di tutelare l’equilibrio degli ecosistemi marini.
I bambini hanno scoperto entusiasti che anche i pesci si vaccinano e che il detto “prevenire è meglio che curare” vale anche in acquacoltura, che con i gusci dei molluschi si possono costruire strade e che l’acquacoltura è tra i sistemi di allevamento con la più bassa impronta ambientale. Tra gli altri argomenti che li hanno tenuti incollati alle sedie: la riproduzione, il benessere dei pesci e come monitorare l’ambiente dallo spazio grazie ai satelliti. Hanno infine scoperto che esiste il veterinario dei pesci, che controlla non solo la salute degli animali, ma anche la sicurezza di ciò che mangiamo.
Cosa ti ha insegnato questa esperienza?
Essere ricercatore è la mia passione, essere educatore è una grande soddisfazione. Al termine della lezione molti bambini vengono ad abbracciarci e ci ringraziano e io leggo nei loro occhi la felicità nell’averli incuriositi e appassionati. Chissà che tra loro non si nasconda un futuro allevatore, scienziato o grande chef che sappia valorizzare il prodotto d’acquacoltura. Tutto questo ci dà una grande spinta a continuare, al punto che anche per il nuovo anno scolastico ISPRA rinnoverà alle scuole primarie la proposta delle nostre attività di educazione all’acquacoltura e alla sostenibilità.
Chi fosse interessato ad approfondire ulteriormente questa vostra esperienza educativa dove può reperire le informazioni?
Ulteriori approfondimenti sulle iniziative che attiviamo con le scuole sono disponibili sul nostro sito. Se invece qualcuno preferisce contattarmi direttamente, può scrivermi a tommaso.petochi@isprambiente.it o inviare una richiesta a educazione@isprambiente.it