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Agricoltura di montagna

Gestione dei pascoli alpini e cambiamento climatico… maggiore sostenibilità!!!

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I bilanci economici delle attività produttive sviluppate nelle zone di montagna possono risultare più problematici in quanto diversi costi di produzione sono più elevati rispetto a quelli registrabili in pianura. Tuttavia, la capacità di produrre alimenti di alta qualità può bilanciare tali maggiori costi.

Per innalzare il livello di resilienza dei sistemi agricoli agli impatti attribuibili a variazioni climatiche è opportuno sviluppare metodi previsionali che aiutino a individuare pratiche di adattamento. Lo studio delle conseguenze climatiche sui pascoli di montagna e dei relativi processi biologici (ad es. dinamica della popolazione, modelli di migrazione, interazione tra diverse specie animali, ecc.) offre nuovi spunti sia dal punto di vista tecnico sia politico. E il progetto IPCC MOUPA va proprio in questa direzione. Nello specifico, offre l’opportunità di sviluppare strategie di adattamento per la gestione dei pascoli e di allerta. Inoltre offre anche l’opportunità di sensibilizzare i principali attori del territorio montano (ad es. cittadini, agricoltori, istituzioni locali, ecc.) sulle conseguenze dei cambiamenti climatici e la possibilità di migliorare le buone pratiche per lo sviluppo sostenibile delle comunità locali.

Pertanto, la modellizzazione del cambiamento nella distribuzione altitudinale e nella produttività dei prati alpini consentirà previsioni sul modo in cui gli attuali cambiamenti climatici associati a pratiche agricole in rapida evoluzione influenzeranno le interazioni ecologiche tra domestici e selvatici pascolatori in zone protette ad alto valore di biodiversità, e quindi la loro produttività. Questo approccio di modellizzazione è proposto dal progetto IPCC MOUPA per tutti gli ecosistemi dei pascoli alpini in Italia.

In questo progetto, le diverse linee di ricerca si concentrano sulle dimensioni economiche, tecniche e sociologiche dei pascoli alpini. Studiando le aziende agroalimentari locali per individuare i punti di forza, le debolezze, le opportunità e le vulnerabilità. Inoltre, le attività economiche non agroalimentari saranno studiate in tali aree con riferimento al loro impatto economico sugli agricoltori e sulle comunità locali.

In aggiunta, un indice di fragilità sarà valutato attraverso il progetto, come strumento utile per evidenziare non solo le pressioni normali che tutti i pascoli sperimentano, ma anche per identificare quando tali pressioni spingono una zona di pascolo verso l’orlo del fallimento. Gli indici saranno valutati prendendo in considerazione tutti i fattori di forza dei pascoli (clima e variabilità presente e prevista, disponibilità presente e prevista di acqua, dinamica e variabilità della comunità, variabili ecologiche, caratteristiche economiche) e le loro interazioni reciproche. Sulla base dei risultati del calcolo degli indici di fragilità il progetto fornirà raccomandazioni agli agricoltori e ai gestori delle aree studiate per evitare di avvicinarsi al punto di insuccesso.

 

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