Uno dei segnali più visibili della crisi del mondo agricolo è l’abbandono dell’attività in molte aree marginali e soprattutto in montagna. Le produzioni lattiero-casearie di malga sono in declino, il pascolo viene progressivamente invaso da forme boschive non sempre di pregio, i fabbricati rurali vengono lasciati andare e sono soggetti a degrado e crolli, l’equilibrio idrogeologico di molti versanti risulta compromesso, la qualità del paesaggio montano costruito in secoli di attività agricola tende a degradarsi.
Ad aggravare il quadro di instabilità si aggiunge l’abbandono della montagna da parte dei giovani e il costante invecchiamento della popolazione che portano ad una difficile gestione dei territori, ad una bassa propensione all’innovazione e quindi alla ricerca di una nuova strada per il rilancio economico degli ambienti più depressi. Tuttavia, l’attività agricola resiliente rimane indispensabile per la gestione del territorio e dell’economia delle valli alpine e svolge funzioni di cui beneficiano anche i cittadini, i turisti e gli altri fruitori occasionali della montagna.
La caratteristica di resilienza è definita come la capacità di un sistema di assorbire gli shock e in fase di cambiamento riorganizzarsi riuscendo a mantenere la stessa funzione, struttura e identità (Darnhofer, 2010). Gli shock che devono affrontare le aziende agricole montane sono per lo più legate alle dinamiche locali di sviluppo. Il valore aggiunto garantito dall’agricoltura al territorio, oltre a quello puramente economico, sta anche nelle attività secondarie relative al mantenimento del paesaggio e dell’assetto idrogeologico montano, oltre alle attività evidentemente rivolte a turisti e residenti che un’azienda può intraprendere, come vendita diretta, attività ludico didattiche in azienda, organizzazione di eventi, ristorazione e ricezione. D’altronde, gli agricoltori sono gli attori principali del mantenimento del territorio, del paesaggio, della fertilità dei terreni, della biodiversità dei luoghi: non solo possiedono le conoscenze per mantenere il territorio in modo efficiente ma ne hanno interesse, dal momento che da questo dipende la loro sostenibilità economica.
Ma come è possibile quantificare il valore del paesaggio prodotto dall’agricoltura o il valore della conservazione del patrimonio culturale e architettonico-rurale? Quanto valgono questi beni? Uno degli obiettivi del Progetto IALS, sostenuto da Ager-Agroalimentare e ricerca, è la quantificazione dei valori secondari prodotti dal comparto agricolo montano, grazie alla resilienza delle aziende agricole valligiane. In particolare, l’analisi delle produzioni lattiero-casearie di altissima qualità delle aziende coinvolte nel progetto e le altre attività agricole aziendali saranno le basi delle analisi estimative che verranno implementate dal WPEnvironmental Economics del Dipartimento di Scienze Agrarie e Ambientali dell’Università di Milano, sotto la guida del Prof. Sali e della Dott.ssa Mazzocchi.
Il gruppo di ricercatori sta applicando la metodologia degli Esperimenti di Scelta (Choice Experiment) ad alcuni beni agricoli montani, utilizzando quindi l’approccio delle interviste dirette a turisti, amanti della montagna, residenti e altri soggetti coinvolti nella gestione o nella fruizione del sistema agricolo montano, con l’obiettivo di stimare il valore dei beni agricoli non soggetti alle condizioni di mercato tradizionali.
La ricerca fornirà elementi di riflessione per le politiche agricole e ambientali, oltre a dati oggettivi e necessari complementari alla stima dell’economia montana in Val d’Ossola.