Se l’autunno sarà caldo come lo sono state le altre stagioni, il 2020 diventerà l’anno più caldo che si sia mai avuto in Italia dall’inizio dell’Ottocento (da quando si hanno a disposizione serie di misure strumentali della temperatura dell’aria), andando così a infrangere un record che nel corso del corrente decennio è già caduto ben tre volte (2018, 2015 e 2014).
Al continuo e sempre più intenso riscaldamento che caratterizza il nostro Paese, si aggiungono altri segnali di cambiamento climatico come, per esempio, una importante riduzione delle portate fluviali. A questo proposito è stato recentemente pubblicato uno studio condotto dalle Università di Milano e di Brescia in collaborazione con CNR/ISAC che evidenzia come le portate dell’Adda in ingresso al lago di Como si siano ridotte del 20% circa dal 1845 ad oggi.
Questi cambiamenti stanno già avendo un forte impatto sul nostro territorio, soprattutto nelle aree più sensibili al cambiamento climatico, ovvero le aree montane, dove negli ultimi decenni si è osservata una rapida riduzione degli apparati glaciali, una forte tendenza alla riduzione della capacità di accumulare la neve al suolo nella stagione invernale; un’accentuata degradazione del permafrost aumentando l’instabilità dei pendi, con importanti conseguenze sulle condizioni di pericolosità e rischio. Non trascurabili inoltre gli impatti sulla fruizione e frequentazione turistica della montagna, sia in inverno che in estate.
Queste sono le tematiche di cui si è discusso durante il webinar “Una foto al cambiamento climatico nelle nostre Alpi” tenutosi lo scorso 13 ottobre. L’evento è stato organizzato all’interno delle iniziative di divulgazione del progetto IPCC MOUPA (Interdisciplinary Project for assessing current and expected Climate Change impacts on MOUntain PAstures) da un gruppo di ricercatori composto da climatologici e glaciologi dell’Università degli Studi di Milano e dell’Istituto di Scienze dell’Atmosfera e del Clima del CNR.
LE RELAZIONI PRESENTATE AL WEBINAR (fruibili anche in “pillole video” sul canale YouTube di Ager)
I ricercatori hanno presentato i più recenti risultati sui cambiamenti in atto sulle nostre montagne e sui relativi impatti e ha mostrato come un adeguato monitoraggio di ciò che accade in queste aree sia un problema ancora aperto. I relatori hanno illustrato una serie di metodologie sviluppate dal gruppo di ricercatori coinvolti nel WP1 del Progetto IPCC-MOUPA con l’obiettivo di rafforzare la capacità di descrivere in modo quantitativo come stia realmente cambiando il clima delle nostre montagne. Queste metodologie spaziano da una valorizzazione sempre maggiore dell’enorme mole di dati che la rete osservativa satellitare ci mette a disposizione a tecniche modellistiche in grado di estrapolare le misure delle variabili meteorologiche dai punti stazione all’intero territorio e si propongono, come fine ultimo, di pervenire a un approccio integrato che consenta di ottimizzare lo sfruttamento di ogni dato disponibile, arrivando ad assegnare ad ogni punto del territorio una serie storica virtuale di dati del passato, oltre a eventuali dati in grado di valutarne i possibili scenari futuri.
Maurizio Maugeri, ricercatore dell’Università di Milano, ha descritto com’è cambiato il clima nelle Alpi italiane negli ultimi due secoli, determinando un incremento di temperatura di ben 3 gradi centigradi. (guarda il video)
Guglielmina Diolaiuti, ricercatrice dell’Università di Milano, ha illustrato l’impatto dei cambiamenti climatici sui ghiacciai e in particolare dello Stelvio, una delle aree target del progetto IPCC MOUPA, presentando dati molto preoccupanti. (guarda il video)
Michele Brunetti, ricercatore dell’ISAC/CNR, ha descritto come nei siti di studio del progetto IPCC MOUPA è stato possibile ricostruire lo storico dei dati climatici di temperatura e piovosità, supplendo alla mancanza di reti meteorologiche di rilevamento locali. (guarda il video)
Veronica Manara, ricercatrice dell’Università di Milano, ha illustrato la ricostruzione dei dati storici di piovosità e temperatura dal 1913 al 2019 per i parchi Nazionali del Gran Paradiso e dello Stelvio. Il lavoro ha permesso la realizzazione di un dataset per leggere e interpretare i cambiamenti climatici in corso, estesi anche alle regioni Piemonte, Valle d’ Aosta, Lombardia e Trentino Alto Adige. (guarda il video)
Antonella Senese, ricercatrice dell’Università di Milano, ha presentato uno studio originale che riguarda l’incidenza della radiazione solare nel ghiacciaio di Forni, uno dei più grandi e importanti delle nostre Alpi e che ha subito un notevole regresso, con ripercussioni negative sull’approvvigionamento idrico delle aree a valle, tra cui le attività agricole. (guarda il video)
Davide Fugazza, ricercatore dell’Università di Milano, ha descritto com’è possibile utilizzare le tecniche satellitari per stimare la durata dei periodi dell’anno in cui il suolo è coperto dalla neve, un’applicazione ancora poco utilizzata e che ha permesso di ricostruire nel tempo le serie storiche di copertura nevosa. (guarda il video)