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Lotta alle micotossine nel mais, il valore della ricerca per trovare nuove soluzioni in zootecnia

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Giuseppina Avantaggiato, ricercatrice del CNR-ISPA di Bari, fa il punto sull’annoso e gravoso problema delle micotossine e sottolinea i vantaggi di un nuovo formulato da addizionare ai mangimi, frutto delle ricerche del progetto FARM-INN.

 

Dottoressa Avantaggiato, la ricerca che lei e il suo gruppo di lavoro avete condotto nel progetto FARM-INN ha riguardato la lotta alle micotossine. Cosa vi ha spinto in questa direzione?

Le micotossine sono un serio problema di natura igienico-sanitaria e di sicurezza alimentare che parte dalle produzioni agricole. Si tratta di sostanze tossiche prodotte da alcuni funghi parassiti delle piante e responsabili dell’ammuffimento, che possiamo ritrovare nei cereali e derivati, nella frutta essiccata e anche nel latte e nei prodotti caseari qualora gli animali siano stati alimentati con mangime contaminato. Una volta ingerite le micotossine possono provocare effetti tossici molto gravi che vanno dai disturbi gastrointestinali a vere e proprie intossicazioni, fino allo sviluppo del cancro. Nel caso degli animali in allevamento, oltre a possibili intossicazioni, le micotossine causano effetti negativi sul loro benessere, con un calo significativo delle produzioni e del tasso di fecondità. L’attenzione nei confronti delle micotossine è quindi molto alta, anche perché non è facile prevederne l’incidenza in campo, in quanto la loro produzione è favorita da andamenti climatici impossibili da controllare, come ad esempio periodi molto piovosi oppure particolarmente siccitosi. Da non dimenticare, infine, che la diffusione delle micotossine note e la presenza di quelle cosiddette “emergenti” è in stretta relazione con i cambiamenti climatici in corso.

Quanto è attuale il problema micotossine in ambito zootecnico?

Direi che è di grande attualità. L’anno appena trascorso possiamo definirlo annus horribilis per l’incidenza elevata delle micotossine, in particolare per l’aflatossina B1 ritenuta la più pericolosa per il mais utilizzato nei mangimi per la zootecnia, e che ha reso non commercializzabile circa un quarto della produzione nazionale. Pensavamo di aver toccato il fondo con i gravi problemi sanitari avuti nel 2012, ma i cambiamenti climatici in corso hanno riproposto un 2022 tra i più siccitosi degli ultimi venticinque anni. Le condizioni climatiche avverse hanno anche favorito gli attacchi da parte di insetti nocivi, quali la piralide, che hanno provocato danni alle colture, con conseguente sviluppo di funghi e, quindi, di micotossine. Questo quadro fornisce una chiara idea del problema, con forti impatti economici negativi per gli agricoltori, gli allevatori e per l’intera filiera. Questo perché, se non possiamo utilizzare il mais italiano per l’alimentazione animale dobbiamo aumentarne le importazioni dall’estero.

Cosa si sta facendo per contrastare la diffusione delle micotossine e per la tutela della salute del consumatore?

La legislazione europea e italiana ha fissato valori massimi/raccomandazioni da non superare per evitare contaminazioni di alimenti e/o mangimi, dannose per l’uomo e per gli animali in allevamento. Le filiere agroalimentari italiane sono molto attente a combattere le micotossine e da anni mettono in atto tutta una serie di misure integrate, di prevenzione e di lotta di natura agronomica, che prevedono anche l’applicazione di specifici piani di controllo, nazionali e regionali, lungo tutta la filiera. Anche il Ministero dell’Agricoltura mette a disposizione degli operatori specifiche “Linee guida” per il controllo delle micotossine nei cereali per garantire la conformità igienico-sanitaria delle produzioni destinate sia all’alimentazione umana, sia ad uso zootecnico. In quest’ultimo caso, come abbiamo visto, l’attenzione ricade sui mangimi, visto che le micotossine possono contaminare il latte e i prodotti derivati, provocando effetti dannosi sugli animali e sulla produzione qualitativa e quantitativa del latte.

Qual è il contributo che ha dato la ricerca di FARM-INN per arginare il problema micotossine?

Un approccio alternativo all’uso dei tradizionali metodi chimici e fisici di detossificazione, capace di minimizzare l’impatto delle micotossine negli animali da allevamento e in uso da quasi vent’anni consiste nell’utilizzo di additivi per mangimi.  Come stabilito dal Regolamento della Comunità europea numero 386 del 2009, si tratta di “sostanze capaci di inibire o ridurre l’assorbimento delle micotossine, promuoverne l’escrezione o modificarne la modalità di agire”. Alcuni di questi additivi, aggiunti a mangimi presumibilmente contaminati, sono in grado sequestrare le micotossine nel tratto gastro-intestinale, riducendone l’assorbimento e, quindi, la tossicità, oltre che il trasferimento in latte e altri prodotti di origine animale, come uova, sangue, carne. Il nostro gruppo di ricerca ha maturato una grande esperienza in questo ambito e con il progetto FARM-INN abbiamo capitalizzato le conoscenze acquisite in altri contesti di ricerca mettendo a punto un nuovo additivo, unico nel suo genere, in quanto capace di sequestrare simultaneamente diverse micotossine, allargandone quindi lo spettro d’azione, con innumerevoli vantaggi.

Nel merito del nuovo additivo entreremo con una sua successiva intervista, ma prima di salutarla ci può svelare come siete arrivati a scoprire un composto così innovativo?

Serve tanta passione per la ricerca e tanta, tanta costanza e voglia di raggiungere il risultato. Negli anni, insieme al mio gruppo di ricerca, abbiamo condotto numerosi studi per trovare nuove soluzioni in grado di migliorare la lotta alle micotossine contenute negli alimenti per la zootecnia. Abbiamo ritenuto che un filone da esplorare con interesse fosse quello dei minerali a base di bentonite ma anche delle sostanze a base di polifenoli, vista la loro attività antiossidante e i loro effetti positivi sul benessere degli animali.   Studiando il riutilizzo dei sottoprodotti agricoli e vegetali, in un’ottica di economia circolare, siamo arrivati alla lignocellulosa, che tra le sue proprietà annovera effetti antimicrobici e antibatterici ed è anche in grado di favorire la crescita e il benessere animale. Il nostro fiuto di ricercatori ci ha traghettato proprio lì e questo ci ha permesso di scoprirne tutti i vantaggi se utilizzata anche contro le micotossine.

 

SUL NUOVO ADDITIVO SARA’ PUBBLICATA A BREVE UNA SECONDA INTERVISTA

 

@Giuseppina Avantaggiato, primo ricercatore CNR, Istituto di Scienze delle Produzioni Alimentari, Via Amendola 122/O, 70126, Bari. Email: giuseppina.avantaggiato@ispa.cnr.it

 

 

 

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