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Acquacoltura

Acquacoltura, la ricerca contro l’aumento delle materie prime

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Dal Simposio di Sorrento la rivoluzione dei processi produttivi per mantenere la vitalità del comparto, rispondendo alle esigenze di sostenibilità e qualità richieste dai consumatori

L’approvvigionamento delle materie prime per i mangimi sta attraversando un grave periodo di crisi a causa di un forte aumento dei prezzi, inimmaginabile fino a qualche mese fa. A farne le spese anche l’acquacoltura, un settore in forte sviluppo e che dovrà sfamare il mondo. In anticipo sui tempi e grazie alla propria lungimiranza, Ager cinque anni fa ha sostenuto la ricerca di questo comparto per trovare nuove sorgenti proteiche e lipidiche (oli vegetali) alternative al pescato oceanico, fonte alimentare primaria per i pesci allevati.

Le problematiche che hanno spinto Ager a sostenere questa ricerca e le soluzioni e innovazioni trovate dai ricercatori, sono state illustrate in occasione del “XX International Symposium für Fish Nutrition & Feeling – ISFNF” tenutosi a Sorrento nel giugno scorso, il più importante evento del settore a livello mondiale. Le relazioni hanno sottolineato l’importanza dell’acquacoltura nel mondo, portando alcuni dati. Il consumo pro capite di prodotti ittici è cresciuto da 9,0 kg nel 1961 a 20,5 kg nel 2019 e, in questi ultimi anni, la produzione di pesce allevato ha raggiunto e superato la quota di quello pescato, tanto che nel 2020 l’acquacoltura rappresentava il 56% della produzione disponibile di prodotti ittici per il consumo umano, contro il 44% della pesca. Al fine di mantenere l’attuale consumo pro capite, nel 2050, occorreranno 181,8 milioni di tonnellate di prodotti ittici e la differenza non potrà che essere a carico dell’acquacoltura, che dovrà produrre almeno 112 milioni di tonnellate.

Al Simposio di Sorrento sono stati illustrati i nuovi risultati concreti raggiunti dalla ricerca, che rendono possibile l’indipendenza dell’acquacoltura dai prodotti della pesca e un aumento della sostenibilità riducendo l’impatto ambientale, l’impronta carbonica e l’impronta idrica. E in gran parte attraverso l’impiego di prodotti derivati da economie circolari. Tra le novità della ricerca gli oli vegetali, specie se di derivazione algale, in sostituzione parziale o totale dell’olio di pesce e nuove fonti proteiche, quali gli insetti e i sottoprodotti avicoli. Senza dimenticare l’importanza del mantenimento di un equilibrio microbico a livello intestinale, che la ricerca ha dimostrato essere fattore chiave per il benessere nutrizionale negli allevamenti.

Oggi più che mai è il momento che questi risultati arrivino agli acquacoltori e possano essere applicati davvero per migliorare le modalità di allevamento, limitando i costi di produzione e aumentando la sostenibilità. Dettagliati approfondimenti sui risultati ottenuti dai progetti 4F e SUSHIN, e presentati in occasione del Simposio, sono disponibili sul sito del progetto Ager a questo link.

Il presente contributo è una rielaborazione dell’articolo pubblicato dal prof. Marco Saroglia, e previa sua concessione, sulla rivista “IL PESCE”

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