Proiezioni recentissime della FAO e delle Nazioni Unite stimano che fra trent’anni, a seguito dell’aumento della popolazione, ci sarà bisogno del 70% di cibo in più rispetto ad oggi. Come sfamare il mondo è un tema di grande attualità, visto anche l’approssimarsi della giornata mondiale dell’alimentazione promossa dalla FAO e prevista per mercoledì 16 ottobre 2019.
Tra le soluzioni per soddisfare le esigenze nutrizionali di tutta la popolazione mondiale una valida risposta arriva dall’acquacoltura, che si ritiene possa coprire un ruolo fondamentale nell’aumentare le disponibilità di cibo.
Ma come alimentare il pesce allevato senza peggiorare l’impatto ambientale? Dai risultati del progetto SUSHIN, uno dei due progetti sostenuti da Ager a favore dell’acquacoltura, emergono alcune indicazioni estremamente lusinghiere sull’impiego delle farine avicole a larga base di sottoprodotti carnei del pollo quali ingredienti eccellenti di una nuova generazione di mangimi per la trota e l’orata, in sostituzione delle attuali farine di pesce largamente utilizzate ma a forte impatto ambientale. Si tratta di alimenti semplici, sicuri per gli animali e l’uomo, ottenuti dalla riduzione in farina degli scarti della lavorazione del pollo ed in minor misura del tacchino destinati al consumo umano.
Accanto alle farine avicole, i ricercatori stanno studiando altre fonti alimentari per i pesci allevati, come ad esempio farine ottenute da alghe e insetti. Dalle prime analisi, è emerso che le diete sperimentali con sottoprodotti avicoli e insetti non risultano indurre infiammazioni nel pesce allevato. Mentre si stanno ultimando gli studi per vedere l’effetto dei nuovi mangimi sulla comunità batterica dei pesci allevati, visto il ruolo chiave che questa comunità gioca in importanti processi fisiologici intestinali.
Dal punto di vista qualitativo si stanno valutando alcuni parametri del pesce allevato con le nuove farine, come la freschezza, il colore della pelle e del filetto, la composizione chimico-nutrizionale, in particolare il contenuto di grassi “buoni” Omega 3 (quali EPA e DHA) e la conservabilità in frigorifero. Inoltre le analisi di laboratorio sono affiancate da panel test sensoriali con giudici addestrati e consumatori, chiamati a percepire eventuali differenze e ad esprimere il loro grado apprezzamento per i filetti di trota.
E per capire cosa ne pensa il consumatore è stata realizzata una prima indagine su un campione di “millennials” italiani, i giovani nati tra gli anni ’80 e il 2000, ritenuti consumatori molto attivi. E’ stata studiata la loro reattività nei confronti di pesce allevato con farine ottenute dalle alghe, dai sottoprodotti della lavorazione delle carni avicole e dagli insetti. Il messaggio per gli allevamenti che intenderanno fare utilizzo, ad esempio, di farine di insetti è chiaro: il consumatore chiede di essere correttamente informato in merito alle peculiarità che contraddistinguono il pesce, in particolare sulla eco-sostenibilità. Efficaci strategie di comunicazione, basate appunto sulla sostenibilità, permetterebbero quindi di raggiungere quel segmento di consumatori costantemente in evoluzione, alla ricerca di un prodotto innovativo, rispettoso dell’ambiente e di facile consumo.